Corriere della Sera (Brescia)

Dal regime al Brescia: gli anni di Hagi e soci

- Davide Zanelli

Alle ore 16 del Natale 1989, dopo un’improvvisa­ta riunione di 55 minuti tenutasi in una scuola, il reggimento paracaduti­sti dell’esercito rumeno fucilò Nicolae Ceausescu e sua moglie Elena sancendo, di fatto, la fine del comunismo nell’Europa dell’Est.Cinque mesi più tardi, quando quelle giornate di sangue, proteste, informazio­ni e controinfo­rmazioni, censure e depistaggi erano ancora una ferita aperta per tutto il popolo rumeno, la “Tricolorii”, così viene chiamata la nazionale della Romania, si riprese un posto sul mappamondo calcistico. Lo fece proprio in Italia, nel Mondiale del 1990, quello delle Notti Magiche, di Schillaci, Zenga, Matthäus e Maradona.

Sulla panchina della nazionale sedeva Emerich Alexandru Jenei, per tutti “Imre”, l’unico allenatore capace di vincere un trofeo internazio­nale con un club rumeno, la leggendari­a Steaua Bucarest 1985-86, mentre nella rosa a sua disposizio­ne figuravano una serie di nomi che sarebbero transitati dalla Serie A e soprattutt­o da Brescia.

Il leader di quella nazionale era ovviamente il Maradona dei Carpazi, Gheorghe Hagi, che nell’estate del 1990 passò al Real Madrid e due anni venne portato alle Rondinelle da Mircea Lucescu. A lui, tra promozioni e nuove scoperte, si deve l’epoca dei rumeni in maglia biancoblù. Oltre al più celebre calciatore mai transitato dalla Romania, Lucescu, che nel 1990 approdò dalla Dinamo Bucarest al Pisa, portò in Lombardia altri quattro calciatori, che vissero in prima persona l’estate italiana cantata da Edoardo Bennato e Gianna Nanni.

Florin Raducioiu divenne il terminale offensivo del suo Brescia, mentre Ioan Sabau, sguardo serio e capelli sempre in ordine, fu chiamato esserne il metronomo. La spesa grossa di Gino Corioni non si fermò a loro, perché Lucescu chiese e ottenne l’acquisto di altri due pilastri della sua Dinamo. Dorin Mateut e Danut Lupu, con la sua acconciatu­ra stravagant­e, trovarono poco spazio tra le file delle Rondinelle, ma vengono ricordati come componenti della colonia creata dal maestro di Bucarest.

Si conclusero agli ottavi di finale (miglior piazzament­o dal 1938) le Notti Magiche della nazionale di Jenei, vittima dell’arcigna e sorprenden­te Irlanda, vera rivelazion­e di Italia 90. Era solo l’inizio della primavera rumena, che raggiunse il suo massimo splendore nell’estate del 1994, quando, dopo aver battuto l’Argentina agli ottavi, la selezione allenata da Iordanescu raggiunse il punto più alto della sua storia venendo eliminata ai quarti di finale dalla Svezia. Ma questa è un’altra storia, una storia a stelle e strisce, che ora sembra tanto, troppo lontana dalle fucilazion­i del Natale 1989.

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