Le affinità elettive
Dalla lotta al nazifascismo alla memoria partigiana la collaborazione tra Anpi Brescia e Hope not Hate L’idea di una commemorazione collettiva europea
Speranza, non odio. L’eco della Resistenza bresciana è giunta anche nel Regno Unito attraverso l’amicizia tra la sezione locale di Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) e l’organizzazione antifascista e anti-razzista britannica più influente in Europa, Hope not Hate.
Fondata da Nick Lowles nel 2004 (era in ascesa il British National Party) sotto l’ala del magazine Searchlight, dal 2011 si afferma come advocacy group autonomo, ottiene importanti fondi dal governo e dà il via a diverse recenti campagne: contro l’estremismo islamico; in seguito all’omicidio di Jo Cox; zittendo Nigel Farage (che aveva mosso al gruppo accuse infondate) con un accordo extra-giudiziario; sventando l’assassinio della deputata laburista Rosie Cooper.
Hope not Hate oggi ha rapporti diretti con il ministero dell’Interno, i suoi «pezzi forti» sono le operazioni sotto copertura (hopenothate.org.uk). L’ultima lo scorso anno: un infiltrato è giunto ai vertici del gruppo attivista di estrema destra Generation Identity svelando legami, reti e intrecci perniciosi. Ed è negli ultimi sei anni che i cinguettii di Twitter hanno favorito un graduale confronto con l’Anpi bresciana, in particolare tra Carlo Gianuzzi, membro sia della Commissione scuola sia del Direttivo provinciale, e Matthew Collins, direttore ricerca di Hope not Hate. Lo scorso gennaio, Collins ha incontrato a Polpenazze il presidente onorario di Anpi Brescia Gino Boldini (venuto a mancare in aprile) e la staffetta Elsa Pelizzari; in città, i partigiani Lina Tridenti, Rosi
Romelli e Romano Colombini. La conoscenza — grazie alla preziosa spinta dei social —, l’approfondimento e la comune prospettiva globale tra due realtà così radicate a livello locale hanno permesso alle voci bresciane di far parte di una ricerca storico-civile inglese (avviata nel solco del Remain pro Brexit) che riveste oggi grande rilievo, un mattone importante dell’ampio edificio della Memoria europeo: heroesoftheresistance.org. E che in UK il significato sia rilevante lo raccontano l’attenzione e il riguardo dati dalle istituzioni (in primis la famiglia reale) ai veterani di guerra, come mette in luce ogni 8 maggio il Victory in Europe Day, quest’anno senza parate ma celebrato on line con letture e video-call. L’idea di Collins e Gianuzzi è commemorare in maniera unitaria il contributo dei partigiani di tutta Europa teso a sconfiggere il nazifascismo ea porre fine alla Seconda Guerra Mondiale, mostrandone il significato attraverso le tante storie, i diversi punti di vista e i problemi specifici (issues) di ogni Paese europeo, unito agli altri dal movimento di Resistenza. Il portale ha la foggia di un’enciclopedia digitale ricca di link sulla Guerra europea, con la quale Collins ha voluto ricordare ai connazionali che «il Regno Unito non si è liberato da solo, o solo grazie al contributo degli Usa, ma anche attraverso l’azione degli anti-fascisti in tutti i Paesi della futura Unione Europea». I «bozzetti» italiani presentano il profilo di Romano Colombini e Lina Tridenti, il ricordo dell’incontro con Gino Boldini ed Elsa Pelizzari, il racconto della Resistenza, del suo inno Bella ciao e della fondazione di Anpi. E a ciò si aggiungono le Pillole di memoria lette in inglese e postate sulla pagina Twitter della Commissione scuola: i narratori sono Collins e il divulgatore storico da 90 mila follower Mike Stuchbery. Una rete on line con un intreccio «glocal» al passo con i tempi e necessario alla luce della storicizzazione che avanza.
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Una battaglia comune
Il Regno Unito non si è liberato da solo o solo grazie al contributo degli Usa, ma anche attraverso l’azione degli anti-fascisti di tutta Europa