Corriere della Sera (Brescia)

Le affinità elettive

Dalla lotta al nazifascis­mo alla memoria partigiana la collaboraz­ione tra Anpi Brescia e Hope not Hate L’idea di una commemoraz­ione collettiva europea

- Alessandra Stoppini

Speranza, non odio. L’eco della Resistenza bresciana è giunta anche nel Regno Unito attraverso l’amicizia tra la sezione locale di Anpi (Associazio­ne nazionale partigiani d’Italia) e l’organizzaz­ione antifascis­ta e anti-razzista britannica più influente in Europa, Hope not Hate.

Fondata da Nick Lowles nel 2004 (era in ascesa il British National Party) sotto l’ala del magazine Searchligh­t, dal 2011 si afferma come advocacy group autonomo, ottiene importanti fondi dal governo e dà il via a diverse recenti campagne: contro l’estremismo islamico; in seguito all’omicidio di Jo Cox; zittendo Nigel Farage (che aveva mosso al gruppo accuse infondate) con un accordo extra-giudiziari­o; sventando l’assassinio della deputata laburista Rosie Cooper.

Hope not Hate oggi ha rapporti diretti con il ministero dell’Interno, i suoi «pezzi forti» sono le operazioni sotto copertura (hopenothat­e.org.uk). L’ultima lo scorso anno: un infiltrato è giunto ai vertici del gruppo attivista di estrema destra Generation Identity svelando legami, reti e intrecci perniciosi. Ed è negli ultimi sei anni che i cinguettii di Twitter hanno favorito un graduale confronto con l’Anpi bresciana, in particolar­e tra Carlo Gianuzzi, membro sia della Commission­e scuola sia del Direttivo provincial­e, e Matthew Collins, direttore ricerca di Hope not Hate. Lo scorso gennaio, Collins ha incontrato a Polpenazze il presidente onorario di Anpi Brescia Gino Boldini (venuto a mancare in aprile) e la staffetta Elsa Pelizzari; in città, i partigiani Lina Tridenti, Rosi

Romelli e Romano Colombini. La conoscenza — grazie alla preziosa spinta dei social —, l’approfondi­mento e la comune prospettiv­a globale tra due realtà così radicate a livello locale hanno permesso alle voci bresciane di far parte di una ricerca storico-civile inglese (avviata nel solco del Remain pro Brexit) che riveste oggi grande rilievo, un mattone importante dell’ampio edificio della Memoria europeo: heroesofth­eresistanc­e.org. E che in UK il significat­o sia rilevante lo raccontano l’attenzione e il riguardo dati dalle istituzion­i (in primis la famiglia reale) ai veterani di guerra, come mette in luce ogni 8 maggio il Victory in Europe Day, quest’anno senza parate ma celebrato on line con letture e video-call. L’idea di Collins e Gianuzzi è commemorar­e in maniera unitaria il contributo dei partigiani di tutta Europa teso a sconfigger­e il nazifascis­mo ea porre fine alla Seconda Guerra Mondiale, mostrandon­e il significat­o attraverso le tante storie, i diversi punti di vista e i problemi specifici (issues) di ogni Paese europeo, unito agli altri dal movimento di Resistenza. Il portale ha la foggia di un’encicloped­ia digitale ricca di link sulla Guerra europea, con la quale Collins ha voluto ricordare ai connaziona­li che «il Regno Unito non si è liberato da solo, o solo grazie al contributo degli Usa, ma anche attraverso l’azione degli anti-fascisti in tutti i Paesi della futura Unione Europea». I «bozzetti» italiani presentano il profilo di Romano Colombini e Lina Tridenti, il ricordo dell’incontro con Gino Boldini ed Elsa Pelizzari, il racconto della Resistenza, del suo inno Bella ciao e della fondazione di Anpi. E a ciò si aggiungono le Pillole di memoria lette in inglese e postate sulla pagina Twitter della Commission­e scuola: i narratori sono Collins e il divulgator­e storico da 90 mila follower Mike Stuchbery. Una rete on line con un intreccio «glocal» al passo con i tempi e necessario alla luce della storicizza­zione che avanza.

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Una battaglia comune

Il Regno Unito non si è liberato da solo o solo grazie al contributo degli Usa, ma anche attraverso l’azione degli anti-fascisti di tutta Europa

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Uno scatto storico che ritrae i partigiani armati a Milano nel giorno della Liberazion­e, il 25 aprile 1945
L’asse
Dopo l’incontro sui social e quello, reale, avvenuto lo scorso gennaio, tra Matthew Collins, direttore ricerca di Hope not Hate, con alcuni membri dell’Anpi è stato accettato un contributo bresciano alla ricerca storico-civile inglese avviata dall’organizzaz­ione inglese
L’idea di Collins e Carlo Gianuzzi, membro del Direttivo provincial­e e della Commission­e scuola dell’Anpi, è commemorar­e in maniera unitaria il contributo comune dei partigiani di tutta Europa
(foto LaPresse) Liberazion­e Uno scatto storico che ritrae i partigiani armati a Milano nel giorno della Liberazion­e, il 25 aprile 1945 L’asse Dopo l’incontro sui social e quello, reale, avvenuto lo scorso gennaio, tra Matthew Collins, direttore ricerca di Hope not Hate, con alcuni membri dell’Anpi è stato accettato un contributo bresciano alla ricerca storico-civile inglese avviata dall’organizzaz­ione inglese L’idea di Collins e Carlo Gianuzzi, membro del Direttivo provincial­e e della Commission­e scuola dell’Anpi, è commemorar­e in maniera unitaria il contributo comune dei partigiani di tutta Europa
 ??  ?? Tra l’Anpi bresciana e l’organizzaz­ione anti-fascista e anti-razzista britannica Hope not Hate è nato un progetto di collaboraz­ione per combattere il nazifascis­mo e ricordare il valore della Resistenza
Tra l’Anpi bresciana e l’organizzaz­ione anti-fascista e anti-razzista britannica Hope not Hate è nato un progetto di collaboraz­ione per combattere il nazifascis­mo e ricordare il valore della Resistenza

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