Maturità, ricercatori-presidenti E adesso ne mancano solo venti
Coi ricercatori salva maturità
Grazie alla possibilità di nominare presidenti di commissione anche i ricercatori, ora ne mancano solo venti. Soddisfatto il dirigente Bonelli.
Volata finale per i presidenti di commissione, ma quasi ci siamo. Ne mancavano 75 venti giorni fa, 50 la scorsa settimana, ieri le caselle da riempire erano una ventina o poco più. «Incrociamo le dita, ma potremmo farcela», afferma il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale, Giuseppe Bonelli. A dare una mano sono state le ordinanze ministeriali dei giorni scorsi, la prima che ha aperto alla possibilità di far fare i presidenti anche ai presidi delle scuole del primo ciclo e ai docenti con meno di dieci anni di ruolo, la seconda — recentissima — che ha ampliato il ventaglio anche ai docenti e ai ricercatori universitari. «A dire il vero i docenti di prima e seconda fascia potevano fare domanda anche in passato, ma il numero di partecipazioni era sempre residuale — spiega Bonelli — La novità è l’apertura anche ai ricercatori». Fatta l’ordinanza, poi è toccato ai territori attivarsi per dare gambe all’ipotesi. E di risposte, soprattutto dall’Università Statale, ne sono arrivate: «Quasi venticinque domande, che ora stiamo vagliando — osserva il dirigente — Di sicuro si tratta dell’ennesima prova che il nostro territorio è molto sinergico».
Nel giro di un paio di giorni il quadro dovrebbe essere completato. Se non si riuscirà ad arrivare a 237 presidenti, alcune commissioni (che al momento gestiscono due classi) dovranno essere accorpate. «Dobbiamo chiudere — ricorda Bonelli — lunedì si formano le commissioni, mercoledì iniziano gli esami, ma tanti presidenti di commissione sono nuovi e per cui abbiamo la necessità di fare un rapido corso di formazione».
L’anomala maturità 2020 non prevede prove scritte a causa del Covid e quindi di un anno scolastico che da mesi si svolge in modalità a distanza, con tutte le problematiche annesse. Qualche sorpresa potrebbe arrivare peraltro anche dall’esame stesso. Non sono pochi infatti i commissari interni che hanno la certificazione di ‘lavoratori fragili’, obbligando quindi le commissioni a essere sia in presenza che in modalità a distanza con computer e connessioni. Il Covid, d’altronde, è ancora in circolazione e una discreta fetta di personale delle scuole superiori è in fasce d’età più a rischio di altre. Per quest’anno va così, la speranza è che il prossimo possa ritornare ad avere le lezioni in presenza, possibilmente senza box divisori tra uno studente e l’altro.