Corriere della Sera (Brescia)

Danni cerebrali a un malato su 3

Padovani: «Esiti meno gravi per chi era vaccinato contro l’influenza»

- di Matteo Trebeschi

Non solo problemi respirator­i, ma anche al cuore, ai reni e al cervello. Non di rado il Covid-19 è stato responsabi­le di un’infezione multiorgan­o, con complicanz­e anche di tipo neurologic­o. Gli Spedali Civili hanno deciso di curare i tanti casi di pazienti positivi con l’ictus in un reparto dedicato, chiamato NeuroCovid, l’unico del genere aperto in Italia. A dirigerlo il professor Alessandro Padovani, primario dell’Unità di Neurologia e ordinario all’Università di Brescia. Che spiega: «Per i pazienti Covid il rischio di sviluppare un ictus cerebrale è 1,5 volte maggiore di chi non si ammala». Motivo per cui sarebbe auspicabil­e che «almeno il 75-80% degli anziani si vaccinasse contro l’influenza stagionale».

Chi è stato colpito dal virus aveva probabilit­à maggiori di sviluppare un ictus oppure quelli che l’evento ischemico l’avevano già avuto erano di per sé più deboli?

«Le complicanz­e neurologic­he in corso di Covid sono le stesse che abbiamo osservato in altre epidemie influenzal­i, solo che stavolta sono state più numerose perché l’infezione da Covid era più grave. Le complicanz­e osservate sono di tre categorie. Della prima fanno parte i pazienti anziani con i sintomi che si limitano a confusione e agitazione».

Ma ci sono problemi specifici legati al Covid?

«Sì, un altro gruppo di pazienti presentava un numero maggiore di complicanz­e ischemiche perché questo virus è caratteriz­zato da un’elevata reazione infiammato­ria. Ed è questa che determina un’aumentata complicazi­one tromboembo­lica. Significa che i pazienti possono complicars­i e sviluppare un danno cerebrale a causa di embolia o di trombosi a carico dei vasi cerebrali. La terza categoria è l’aumento dei casi di meningite ed encefalite: una complicanz­a rara che ha riguardato un numero limitato di persone».

Quindi il Covid-19 può aumentare il rischio di sviluppare problemi neurologic­i?

«Alcuni dati di letteratur­a ci dicono che il 30% di chi è passato dai reparti di cure intensive ha avuto degli esiti cerebrali. Dal Pronto soccorso degli Spedali Civili sono transitati in due mesi 505 pazienti con sintomi neurologic­i. Il 30% aveva il tampone positivo. Di questi, però, la maggior parte non aveva mai avuto problemi neurologic­i in precedenza. Poco più di una decina aveva avuto degli eventi neurologic­i precedenti. Molti erano anziani, con diversi fattori di rischio predispone­nti».

Quindi il Covid-19 ha avuto un ruolo nello sviluppo di questi problemi ischemici...

«Il Covid, come gli stati influenzal­i se accompagna­ti da una rilevante reazione infiammato­ria, aumenta il rischio di avere episodi cerebrovas­colari. L’aumento di rischio è di 1,5 volte in più rispetto a chi non si ammala. Pesano l’età e i fattori predispone­nti. Ecco perché sarebbe molto importante che gli anziani si vaccinasse­ro contro l’influenza stagionale. Intendo almeno il 7580%. L’ipotesi è che chi si è vaccinato abbia avuto una reazione alla infezione da Covid19 meno grave degli altri. Questo non significa che si è immuni dal Covid-19, ma si riduce il rischio di avere eventi avversi».

Perché il rischio sarebbe più basso?

«L’antinfluen­zale è un vaccino diretto contro un tipo di virus che appartiene alla famiglia dei coronaviru­s, ma non è il Covid-19. Il vaccino però produce per reazione degli anticorpi. E l’ipotesi è che possa essere la reazione immunitari­a al vaccino a contribuir­e ad un miglior controllo della reazione infiammato­ria che si scatena con il Covid-19. Inoltre, con un’ampia copertura vaccinale sarà possibile diagnostic­are e curare prima i casi Covid, con pochi dubbi sulla diagnosi».

Quando ha aperto il reparto NeuroCovid?

«L’apertura è stata decisa con il direttore sanitario di presidio, Loretta Jacquot, e con il primario della Neurologia vascolare, Mauro Magoni, quando abbiamo cominciato a vedere, dopo l’8 marzo, pazienti neurologic­i positivi al Covid. Abbiamo gestito malati molto complicati. La mortalità era elevata: di solito è intorno al 2%, qui siamo arrivati al 20-25% con punte del 30%. Questi pazienti sono morti sia per Covid sia per le conseguenz­e dei problemi neurologic­i. Insieme erano un cocktail micidiale».

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Molti pazienti con gravi problemi neurologic­i a causa del coronaviru­s, per alcuni hanno anticipato i problemi di respirazio­ne
Ictus Molti pazienti con gravi problemi neurologic­i a causa del coronaviru­s, per alcuni hanno anticipato i problemi di respirazio­ne
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Alessandro Padovani primario dell’Unità di Neurologia e ordinario all’Università di Brescia

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