Corriere della Sera (Brescia)

Il faro del Vantini e la Terza linea di Sonico per i luoghi del cuore

La lanterna del cimitero potrebbe essere sistemata

- di Flocchini e Gatta

Duemila preferenze, solamente duemila «click» e il faro che svetta al centro del Vantiniano può entrare nel numero dei «Luoghi del cuore». A desiderarl­o è la delegazion­e bresciana del Fai che da sempre difende l’immenso patrimonio artistico italiano e stimola i cittadini ad amare i capolavori che ci fanno ricchi. E gli amici dell’Associazio­ne Capitolium , buoni collaborat­ori del Fai, con il passaparol­a si fanno portavoce del progetto. Ci dicono che qualora l’imponente sito storico dovesse raggiunger­e le duemila preferenze potrebbe ottenere il riconoscim­ento e quindi contributi da destinare a restauri o manutenzio­ni. La raccomanda­zione di Federico Vaglia, punta di diamante dell’associazio­ne Capitolium, è sentita: «Se il cimitero Vantiniano è per voi, come per noi, un gioiello architetto­nico unico, allora vi invitiamo a mettere la vostra preferenza, totalmente gratuita, sull’importante Faro».

L’operazione è sempliciss­ima. Basta accendere il pc, collegarsi al sito del FAI https:// www.fondoambie­nte.it/luoghi/ e mettere la parolina «si» nell’apposita casella. In un minuto tutto fatto. La gigantesca colonna dorica, più alta del Pegol e della Pallata, forse pensata guardando la torre dei venti nell’agorà di Atene, fu frutto della genialità del grande Vantini. Purtroppo l’autore non la vide. Mori nel 1856, otto anni prima che l’opera fosse conclusa.

Un elegante portico circonda la colonna alla base; una scala ad elica – 280 gradini - porta chi cura la manutenzio­ne alla minuscola terrazza e alla lanterna. Se di notte il faro spandesse un poco di luce la colonna sarebbe visibile da buona par te del la ci t tà. Avremmo una monumental­e lux perpetua omaggio ai bresciani che lasciano questo mondo. Purtroppo pochi tubi al neon rilasciano luce pallida e fioca. I giovani dell’associazio­ne Capitolium dicono che con pochi soldi si può risolvere il problema, e offrire alla città un’attrazione notturna in più. Perché non dar loro retta? Da anni restaurano le tombe rovinate dai fumi velenosi delle fabbriche che un tempo assediavan­o il cimitero e dallo smog. Hanno cura della chiesa, della piramide con la tomba di G. Battista Bossini (èl beat Curadì), primo sepolto nel cimitero appena aperto. Tengono d’occhio il Pantheon, le cappelle di famiglia, ogni stele, ogni cippo. Insomma: hanno cura di ogni angolo di questa galleria d’arte a cielo aperto progettata e realizzata in sei anni dall’architetto bresciano. Era il 1815 quando il canonico Barbera chiese al Vantini di disegnare una chiesetta da collocare al centro del Campo Santo, al posto della croce di ferro che il vescovo Gabrio Nava aveva benedetto nel 1810. Vantini non si limitò al tempio ma progettò l’intera necropoli. Opera meraviglio­sa per la città che aveva ospitato Ugo Foscolo nei giorni in cui — libero da impegni galanti con la contessa Marzia Martinengo — curava la stampa del carme de I Sepolcri nella tipografia Bettoni.

Ora il progettist­a riposa nella rotonda che è alla base della colonna. Seleroni, scultore cremonese, lo ha raffigurat­o seduto, con una tavoletta da disegno sulle ginocchia. Accanto a lui riposa la moglie, Caterina Amistani. Nello stesso spazio è stato accolto Bartolomeo Gualla patriota e medico insigne. Lo scultore Lombardi è stato l’artefice dell’opera marmorea. All’interno trovano poi posto 38 lapidi. Onorano personaggi diversi. Fra i tanti: Francesco Apollonio fondatore dell’antica tipografia; il letterato e patriota carbonaro Francesco Longhena, Giorgio Lixel industrial­e tessile arrivato in città da Guinzburg in Germania. La rotonda del Faro può esser vista come un secondo Pantehon in scala ridotta.

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Un portico circonda la colonna alla base; una scala ad elica – 280 gradini - porta chi cura la manutenzio­ne alla minuscola terrazza e alla lanterna. Se nel buio della notte il faro spandesse un poco di luce la colonna sarebbe visibile da buona parte della città. La lanterna del cimitero Vantiniano potrebbe diventare una monumental­e lux perpetua omaggio ai bresciani che lasciano questo mondo. Per ora nella lanterna ci sono solo pochi neon che rilasciano una luce fioca, e piuttosto lugubre
La lanterna Un portico circonda la colonna alla base; una scala ad elica – 280 gradini - porta chi cura la manutenzio­ne alla minuscola terrazza e alla lanterna. Se nel buio della notte il faro spandesse un poco di luce la colonna sarebbe visibile da buona parte della città. La lanterna del cimitero Vantiniano potrebbe diventare una monumental­e lux perpetua omaggio ai bresciani che lasciano questo mondo. Per ora nella lanterna ci sono solo pochi neon che rilasciano una luce fioca, e piuttosto lugubre
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