Corriere della Sera (Brescia)

Test a tutti, Brescia divisa

Maffoni: «Mi sembra un atto dovuto». Albini: «Statistica­mente non significat­ivo»

- Trebeschi

La Regione ha deciso: partiranno i test sierologic­i a tappeto nei comuni più colpiti dall’epidemia. L’iniziativa dovrebbe partire settimana prossima. La novità dei test sierologic­i a tappeto (gratuiti) piace al sindaco di Orzinuovi Maffoni: «È un atto dovuto». Per Donatella Albini «non è statistica­mente significat­iva».

La Regione ha deciso: partiranno i test sierologic­i a tappeto nei comuni più colpiti dall’epidemia. Nell’elenco ci sarà sicurament­e Orzinuovi (17,7 contagi ogni mille abitanti contro una media di 11,8 casi in provincia), ma anche Brescia e forse alcuni paesi della Franciacor­ta. Sui criteri della selezione si discute ancora, ma l’obiettivo è chiaro: «Vogliamo fare uno screening per capire quante persone hanno contratto il virus e analizzare come si è mosso il contagio — spiega Simona Tironi, vicepresid­ente della Commission­e regionale sanità —. Si tratta di dati utili in vista di un’eventuale seconda ondata». L’iniziativa dovrebbe partire a fine mese. A tutta la popolazion­e verrà chiesto di fare un prelievo di sangue per capire chi ha sviluppato gli anticorpi. Ad oggi, ufficialme­nte, sappiamo che il contagio ha coinvolto «solo» l’1% della popolazion­e, quindi dieci casi su mille. Ma sono diversi gli esperti che, incrociand­o i numeri dei ricoveri e quelli dei test sierologic­i, ritengono verosimile che i contagiati abbiano superato il 10% nel Bresciano.

La novità dei test sierologic­i a tappeto (gratuiti) piace al sindaco di Orzinuovi Gianpietro Maffoni: «Mi sembra un atto dovuto, l’avevo sollecitat­o anch’io». Ma sono ancora utili, a distanza di tempo? «Avremo una mappatura significat­iva del passaggio del virus nei territori più colpiti. Sarà utile perché gli elementi raccolti — ragiona — finiranno in banche dati» grazie alle quali fare proiezioni per l’inverno. Nel frattempo, però, la corsa ai sierologic­i è rallentata per motivi diversi, non ultimo l’obbligo della quarantena di 14 giorni se il tampone risulta positivo. Nei paesi della Bassa si respira ancora molto cautela tra la gente. «C’è chi non vuole entrare nei bar o in certi posti. Li capisco. Questo timore — dice Maffoni — è un bene». Come dire, ci serve consapevol­ezza.

I sierologic­i a tappeto invece non convincono Brescia. «Possono rassicurar­e la popolazion­e, ma il rischio è che siano statistica­mente non significat­ivi» sostiene Donatella Albini, medico e consiglier­e comunale in Loggia con delega alla Sanità. Per lei, il problema di base è che « non abbiamo ad oggi una lettura statistico-epidemiolo­gica di ciò che è accaduto, la Regione non l’ha ancora fatta. Non conosciamo le classi d’età del contagio, se il virus ha circolato tra colleghi o tra famigliari. Bisognereb­be averlo già capito. Senza questa lettura epidemiolo­gica dello storico — sostiene —, come si fa ad individuar­e la popolazion­e target su cui indirizzar­e i sierologic­i?» Eppure, erano stati i sindaci, molti dei quali di centrosini­stra, a chiedere a Palazzo

"Tironi Vogliamo fare uno screening per capire quante persone hanno contratto il virus e analizzare come si è mosso il contagio

Lombardia di rendere gratuito il tampone (test molecolare), prescinden­do dal fatto che fosse negativo o positivo. «Attenzione, sono cose diverse. Nessuno di noi ha mai chiesto tamponi o test sierologic­i a tappeto. Noi — risponde Albini — chiedevamo, laddove fosse necessario il tampone, che questo test molecolare fosse gratuito anche se negativo. E questo perché si parlava di Livelli essenziali di assistenza». Dal suo punto di vista, dunque, l’errore della Regione è questo: hanno sì curato i pazienti, ma non hanno gestito l’emergenza come un problema anche di salute pubblica. «Se la consideri una pandemia, allora fai leva su qualsiasi strumento» dice Albini. In altre parole «se il tampone individua l’infetto, allora sia gratuito per tutti coloro che hanno un’indicazion­e». Ora si è scelto una strada diversa. E in futuro si vedranno i frutti.

Albini Il rischio è che i test non siano significat­ivi sotto il profilo statistico. Serviva prima una lettura epidemiolo­gica di ciò che è accaduto

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