Imprenditori: le grandi opere come volano
Il presidente di Aib Giuseppe Pasini guarda i dati della cassa integrazione e vede il bicchiere mezzo pieno: «Siamo ripartiti, abbiamo avuto anche un calo di ore di cassa integrazione». Detto questo, perché bisogna essere ottimisti, «è chiaro che abbiamo davanti delle nubi».
Pasini pensa alla manovra di settembre, quella che deve far uscire il Paese dall’impasse, che deve metter mano al Mes e ai fondi europei. «Dicano quello che vogliono ma il dato vero è che in questi mesi tante imprese hanno dovuto anticipare la cassa integrazione. Che è arrivata con un ritardo inaudito». E poi c’è stata la seconda manovra, quella da 55 miliardi: «La metto così: quando provi ad accontentare tutti va a finire che scontenti tutti».
Le attese, a questo punto, sono sulla Fase 3: «Quella che deve creare crescita, domanda, fiducia da parte delle famiglie, consumi». La strada? «Investimenti e infrastrutture a più non posso. E quando parlo di infrastrutture non mi riferisco solo a strade e rotaie, ma anche alla digitalizzazione. Siamo tra i più indietro in Europa ma questa infrastruttura è fondamentale per ripartire». E poi l’edilizia scolastica: « Abbiamo aperto le aziende, i ristoranti, le discoteche e i nostri ragazzi sono ancora a casa: ma le sembra normale? A settembre dobbiamo ripartire assolutamente anche a scuola: l’istruzione e le competenze sono determinanti per il nostro futuro».
Douglas Sivieri, il presidente delle Pmi che fanno riferimento ad Apindustria, i dati della cassa integrazione li maneggia con particolare prudenza: «Difficile capire cosa è dovuto a ritardi o meno, quello che è certo è che anche a maggio sono numeri particolarmente preoccupanti. Per capire meglio la situazione o le tendenze sarà interessante vedere i dati di giugno».
L’ammontare delle ore di cassa, e questo è il punto, è per Sivieri ancora enorme: «E aspettiamo settembre, quando finisce la deroga ai licenziamenti». Se lo scenario è negativo, quale strada seguire? «Sono in ritardo su tutto, sulla liquidità, su come prendere i soldi dall’Europa, sugli Stati generali che fanno adesso. Il problema è che non hanno ancora deciso la direzione: altro che volare alto, bisogna andare rasoterra sui problemi dell’economia reale». E poi? «Infrastrutture ovviamente, materiali e digitali. E un piano industriale, che ancora non c’è».
Pasini
Lo Stato è in ritardo, il suo compito adesso è ricreare la fiducia nei consumatori
Sivieri
Ci aspettiamo maggiore concretezza e la proposta di un piano industriale