Tattoo, appuntamenti in solitaria
Molte le disdette, anche per le difficoltà economiche. Regole igieniche ancora più rigide
Il dragone steso sulla gamba di Angy è rimasto colorato solo a metà per tutta la quarantena e oltre. Alla riapertura dello studio è stata una delle prime a tornare sotto i ferri del suo tatuatore, Luigi Picciani, per concludere l’opera (da venti ore totali). Altri, invece, nel frattempo hanno rinunciato a farsi dipingere la pelle: il lavoro anche negli studi di tatuaggi procede a passo lento, e molti appuntamenti presi prima dell’emergenza e cancellati causa Covid rimangono in pausa forzata. Motivo: non ci sono soldi.
«Tante persone in questa fase rinunciano a farsi un tatuaggio — spiega Picciani — soprattutto perché sono in cassa integrazione e non sanno come andrà nei prossimi mesi. Circa la metà delle persone che abbiamo contattato dopo il lockdown per fissare un nuovo appuntamento ha risposto positivamente, gli altri invece hanno preferito rimandare ancora, in attesa di avere una stabilizzazione economica e lavorativa».
« Giustamente prima si mangia poi si pensa ai tatuaggi — sintetizza Andre De Jesus, dello studio Unique Arts Tattoo — quindi tanti appuntamenti sono saltati. Purtroppo chi è in cassa integrazione o deve fare fronte a difficoltà impreviste non può più permettersi spese extra».
Negli studi l’organizzazione del lavoro è cambiata, e se già prima della chiusura totale si tatuava per lo più su appuntamento (ora obbligatorio) i tempi sono dilatati per evitare assembramenti e incroci tra chi entra e chi esce. E sono stati interrotti gli «scambi culturali»: lo studio di Picciani, Pix Japanese Tattoo, è specializzato in arte giapponese e ospita durante l’anno incontri con tatuatori del Sol Levante. Tutto rinviato.
Diverso il discorso per le norme di igiene e sicurezza, stringenti da prima della pandemia: «Le regole per gli studi di tatuaggi non sono cambiate più di tanto — continua Picciani — anche perché abbiamo sempre dovuto seguire dei precisi protocolli anti contaminazione. La vera novità è l’obbligo della mascherina o della visiera per noi e per i clienti, ma guanti, disinfettanti e sanificanti erano già la dotazione standard di ogni studio. Adesso però il costo dei guanti è triplicato: noi li abbiamo fatti arrivare dall’Olanda perché quando abbiamo riaperto erano introvabili e non possiamo lavorare senza».
Con la riapertura anche il rapporto con i clienti non è quello di prima: «Il contatto è cambiato — spiega Picciani — perché le distanze non solo fisiche ma anche emotive sono più forti, tra mascherina, misurazione della temperatura e procedure più formali rispetto al passato.
Non è possibile poi presentarsi per il tatuaggio con un accompagnatore: tanti prima chiedevano supporto morale ad amici o fidanzati mentre si tatuavano, è sempre stata una cosa normale». Adesso non più: in studio si va da soli.