Scuola, corsa contro il tempo
I presidi costretti a trasformarsi in geometri per garantire i distanziamenti
Quella licenziata dal Miur è solo una bozza, ma il piano per la ripresa delle lezioni a settembre lascia perplessi i dirigenti, che ora attendono linee guida più concrete.
Classi spezzettate, lezioni di quaranta minuti, didattica mista, orari differenziati, estensione del tempo pieno al sabato dove oggi non c’è, aggregazione delle materie simili in ambiti disciplinari. E chi più ne ha più ne metta.
La bozza del Piano scuola 2020-2021 che indica le linee guida del rientro in classe a settembre è una grande cornice che delega molto — per alcuni fin troppo — all’autonomia delle singole scuole e non piace a docenti, presidi e genitori.
Di commenti soddisfatti ve ne sono pochi o non ve ne sono affatto. «Forse c’è un equivoco di fondo — osserva però il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale Giuseppe Bonelli —: questa è la bozza che circola alla Conferenza StatoRegioni e non è il testo definitivo. Quando ci sarà il testo ufficiale del Miur, questo sarà accompagnato, e di solito è così, da elementi interpretativi».
Fatta la doverosa premessa, Bonelli riconosce anche che il punto dirimente sarà capire a quali parametri bisognerà far riferimento: quelli del Comitato tecnico scientifico del 28 maggio scorso o altre versioni successive?. Perché sì, la si guardi come si vuole, ma alla fine il problema resta quello del distanziamento fisico, che talvolta in queste settimane ha bisticciato con la fisica degli elementi. I presidi si stanno facendo geometri, studiano le cubature, provano a interpretare il concetto di metro di distanza abbinato a quello di «area di movimento».
E così sta facendo ovviamente chi si occupa di trasporti. «Al momento — osserva Bonelli —, il tema del distanziamento non è di facile soluzione». Ma non è, appunto, un problema di mancata applicazione. Il dirigente si dice in realtà soddisfatto dalle linee guida: «Magari c’erano troppe aspettative da queste linee guida ma io l’ho già detto a tutti i tavoli: dobbiamo solo aspettare che ci autorizzino a fare. E così stanno facendo, anche perché è impossibile immaginare regole rigide uguali per tutta
Italia».
Dopodiché ci sono due passaggi fondamentali. Il primo riguarda i tavoli regionali, «che è la sede dove si può discutere anche di risorse di organico aggiuntive».
Il secondo sono i tavoli locali, nei quali si discute di spazi e trasporti: «Tavoli che a Brescia sono già operativi e sui quali stiamo lavorando». Le linee guida raccomandano anche di coinvolgere i genitori e le famiglie: «E adesso possiamo farlo, con qualche elemento in più rispetto a quello che possiamo dire». La mancanza di soldi lamentata da più parti? «Guardi, di soldi ne sono arrivati sulla banda larga, sull’edilizia, sugli organici, sulla sicurezza. Tutto si può dire meno che non siano arrivate le risorse».
Poi, sì, il pozzo non è infinito. «Ma più che soldi, bisogna individuare i bisogni. Io credo che il Ministero si aspetti ora anche proposte di intervento a livello territoriale. Come ad esempio sugli organici dai tavoli regionali».
Tra i presidi le preoccupazioni restano, perché lungo è l’elenco delle cose loro delegate, così come tra famiglie e genitori (oggi in piazza Vittoria, come in tante altre città italiane, per dire.
Siamo quasi a luglio e mancano un paio di mesi alla riapertura del prossimo anno scolastico: «E guardi che dire due mesi è come dire dopodomani», sottolinea la preside dell’Itis Castelli Simonetta Tebaldini.