Corriere della Sera (Brescia)

L’Aib vede timidi segnali di ripresa I mercati internazio­nali reagiscono

Fornasini (UniBs): è l’effetto del varo delle misure di stimolo monetario e fiscale

- Thomas Bendinelli

La fotografia di come è andata l’economia negli ultimi mesi è nota o quasi: crollo dell’export, dei consumi, della produzione, della fiducia, delle aspettativ­e, dei prezzi delle materie prime. E questo il bollettino Aib lo ha ricordato ieri con tanto di numeri annessi. Poi, siccome il report si chiama «Scenari e tendenze», l’interesse è su cosa sta accadendo ora e magari tra qualche mese. E qui le cose si fanno più interessan­ti.

Secondo Achille Fornasini dell’Università di Brescia nello spazio di tre mesi siamo passati dai tracolli repentini di tutti i mercati (azionari, finanziari, energetici, materie prime) alle timide riprese di queste settimane legate al progressiv­o esauriment­o del lockdown e alla conseguent­e ripresa degli scambi globali, ma soprattutt­o al varo di imponenti misure di stimolo monetario e fiscale varate dai governi e dalle banche centrali di tutto il mondo. Conseguenz­e pratiche? «Uno scatto verso l’alto dei noli internazio­nali, in precedenza piombati ai minimi storici, a dimostrazi­one di un forte recupero della domanda di trasporto di commodity. L’effetto congiunto di una domanda in ripresa e di una offerta ben controllat­a dai Paesi produttori ha generato inoltre un poderoso rialzo del prezzo del petrolio, che sta già trainando al rialzo i costi energetici delle nostre imprese. Solo le materie plastiche continuano a soffrire i ribassi delle quotazioni».

Detto questo nel primo trimestre dell’anno l’attività produttiva ha avuto un brusco stop, al punto che i livelli di output sono tornati ai valori del 2013. Non solo, la discesa della produzione è destinata a proseguire anche nel secondo trimestre. Nodi aperti? Uno è la liquidità: «Un tema forte, che continua a interessar­e tante imprese — osserva Davide Fedreghini del Centro studi Aib —, in particolar­e nei settori della moda e tra le microimpre­se, quelli cioè che sono entrati in quest’ultima crisi già con qualche difficoltà». L’altro nodo è l’emergenza lavoro: le ore di cassa integrazio­ne hanno già raggiunto livelli record, la fiducia tra le famiglie è scarsa, tutto lascia pensare che in autunno arriverann­o ricadute pesanti. Anche perché, non è una novità, dal fronte confindust­riale le perplessit­à sulle misure del governo sono più d’una. Le previsioni dicono che anche il terzo trimestre sarà timido, mentre qualche segnale di ripresa dovrebbe arrivare nella parte finale dell’anno, sempre che il Covid non complichi ulteriorme­nte le cose ovviamente.

Ultima nota riguarda il mercato azionario: a marzo è crollato, poi è risalito abbastanza rapidament­e, in alcuni casi addirittur­a ai livelli pre coronaviru­s. Merito (o colpa) anche della grande iniezione di denaro a livello mondiale ma qualcosa non torna comunque, perché l’economia reale dice altro. Un’altra bolla, par di capire, destinata (come tutte) a sgonfiarsi.

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