Corriere della Sera (Brescia)

Brescia-Genoa: pareggio beffa La B a un passo

Rondinelle raggiunte grazie a due rigori Il presidente Cellino furioso con l’arbitro

- Luca Bertelli

Il sogno della permanenza in serie A è durato un’ora. Il Brescia, in un Rigamonti deserto a causa delle restrizion­i Covid, si è portato in vantaggio sul Genoa già al decimo minuto con Donnarumma, tre minuti dopo è arrivato il raddoppio di Semprini. Ma la partita è finita in pareggio, grazie ai due rigori, concessi ai liguri. Il primo dubbio, tanto da scatenare le ire del presidente Cellino. Ora, con otto punti ancora da recuperare e una partita in meno da giocare, la serie B è ormai (troppo) vicina.

Il Brescia riapre il campionato per un’ora. Caldissima (32 gradi al Rigamonti), sofferta, carica di speranza e di rabbia. La rimonta del Genoa, ottenuta grazie a due rigori, non condanna le rondinelle alla Serie B ma complica la scalata, con otto punti ancora da recuperare e una partita in meno da giocare (ne restano dieci).

Pesa troppo, in uno spareggio salvezza che valeva doppio, la direzione arbitrale del signor Irrati: a far gridare di rabbia il presidente Cellino, furioso a bordo campo, è il primo penalty concesso al 36’ quando le rondinelle, avanti 2-0, sembravano in controllo. Il 17enne Papetti allarga il braccio in un contrasto aereo con Romero: uno scontro come tanti, tramutato dal fischietto — indotto in errore dall’assistente Cecconi — in un tiro dagli undici metri. Il gol dal dischetto di Iago Falque cambia l’inerzia della gara: il Genoa torna a crederci mentre il Brescia, senza ricambi all’altezza, boccheggia e inizia a giocare con timore. Nella ripresa, come sempre accade quando subentra l’apprension­e, le rondinelle regalano anche il secondo rigore, stavolta netto, per un fallo di mano di Dessena (realizza Pinamonti). Finisce 2- 2. Un nuovo pareggio, con annesse pacche sulle spalle a Lopez, il facile apprezzame­nto a chi pare condannato. La salvezza poteva tramutarsi in missione possibile, con una vittoria: ora bisogna tornare a sperare in un miracolo sportivo, attuabile solo con uno sprint da scudetto (mercoledì c’è l’Inter). La squadra, come già a Firenze, ha mostrato confortant­i e apprezzabi­li segnali di vita. Ma solo per un’oretta, senza la possibilit­à di inserire forze fresche dalla panchina: mentre il Genoa buttava nella mischia Pandev e Schone, che hanno giocato una finale e una semifinale di Champions League, Lopez doveva affidarsi a Ayè, Romulo (in prestito proprio dal Genoa) e all’esordiente Ghezzi.

Non è bastato l’orgoglio di Donnarumma, impeccabil­e dopo dieci minuti nel tramutare in rete una splendida manovra condotta da Sabelli e Torregross­a. Tre minuti dopo, su azione fotocopia dalla destra, era stato Semprini a raddoppiar­e deviando in rete il destro di Bjarnason. Un’altra partenza sprint, cui è seguita un’altra rimonta, la dodicesima della stagione. È tardi, ormai, per pensare al passato. Era finalmente il momento di guardare al presente. Lo aveva capito Massimo Cellino, primo tifoso dei suoi in uno stadio deserto, nel quale i sussurri sembravano grida. «Dagli un altro rigore», ha continuato a ripetere il presidente nel finale di gara, ancora seccato per l’errore arbitrale. Non è il primo, quest’anno. Ma una cosa è certa: se la squadra è ancora ultima, è per colpa di tutti. Nessuno escluso.

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Ansa) Amarezza Il disincanto di Andrea Ghezzi: le rondinelle erano in vantaggio 2-0, è finita 2-2(
 ?? (foto Ansa) ?? Vantaggio effimero Donnarumma esulta al primo gol segnato dieci minuti dopo il fischio d’inizio. Al 13’ arriva il raddoppio di Semprini
(foto Ansa) Vantaggio effimero Donnarumma esulta al primo gol segnato dieci minuti dopo il fischio d’inizio. Al 13’ arriva il raddoppio di Semprini

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