Corriere della Sera (Brescia)

Quella magica rugiada della notte di S. Giovanni

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Alla «rosada» della notte di San Giovanni la nonna affidava cappotti e indumenti di lana, ricorda Milena, la rugiada notturna li avrebbe preservati dalle tarme. Notte magica accolta senza clamore da riti che hanno nel femminile una secolare intima tradizione, legata al potere nell’uso delle erbe e al mistero della sapienza guaritrice. Notte cui affidare abbondante raccolta di fiori, rose margherite gigli lavanda erbe aromatiche da immergere nell’acqua con cui, impregnata di profumi e virtù, lavarsi nei giorni seguenti. Raccolta di erbe e fiori per un mazzolino, ma che non manchino iperico, menta, assenzio, e poi verbena, artemisia, da appendere in casa per allontanar­e energie negative e, bruciato l’anno dopo nei falò di San Giovanni celebrando la luce, segnerà fatale il passaggio verso le tenebre del solstizio invernale. Notte in cui volano le streghe grazie al potere del polline delle felci che solo in quella notte fioriscono. Notte rituale nell’attesa di un amore sognato, consegnata a un bouquet con almeno sette specie esposto sul davanzale al buio rugiadoso. Se la mattina una coccinella si sarà posata l’amore arriverà.

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