Corriere della Sera (Brescia)

Salumifici, l’Ats di Brescia non prevede tamponi ad hoc

«A Brescia non ci sono casi: niente analisi in più»

- Matteo Trebeschi

Al momento, nel territorio bresciano, non si contano casi positivi tra i lavoratori di salumifici, macelli e allevament­i suini. Pertanto l’Ats di Brescia non ritiene ci siano le condizioni per attivare uno screening preventivo nel settore suinicolo della provincia. A Viadana e Dosolo (MN), dopo i primi casi positivi, è partito un monitoragg­io a tappeto. «Qualora sorgessero casi, sarà cura dell’Ats di Brescia intervenir­e rapidament­e». Cauto anche l’assessore Fabio Rolfi: «Rischio simile ad altri luoghi chiusi». La preoccupaz­ione in provincia rimane.

Il focolaio apparso in alcuni macelli e salumifici del Basso mantovano sembra domato, ma la campagna di tamponamen­ti ha fatto emergere 68 lavoratori positivi al Covid. La provincia di Brescia, che conta 1,3 milioni di suini allevati, non presenta alcun caso di Covid in questo settore, ma la preoccupaz­ione rimane. «Va sottolinea­to che non sussiste trasmissio­ne del Covid tra suini e umani e tra suini ed altri animali» spiega l’Ats di Brescia. L’ipotesi, infatti, è che il virus sia stato portato nei macelli da personale esterno e che si sia propagato per le basse temperatur­e. Ma, data la vicinanza di Mantova con Brescia, perché non prescriver­e a livello preventivo dei tamponi random in allevament­i e salumifici bresciani? Per l’Ats di Brescia non serve: «Ad oggi sul nostro territorio non sono stati riscontrat­i casi in macelli, allevament­i di suini o salumerie, pertanto – rispondono – non è stata attivata alcuna indagine. Qualora sorgessero casi, sarà cura dell’Agenzia intervenir­e rapidament­e per circoscriv­ere ogni focolaio». È vero che la provincia di Brescia non ospita alcun macello industrial­e, ma la lavorazion­e della carne viene fatta anche in tanti salumifici. Quasi sempre piccole realtà artigiane, dove il rispetto della procedura anticontag­io – dall’uso delle mascherine alle misure igieniche – potrebbe essere più debole che in grandi aziende. Ma per l’Ats il dubbio non esiste: «Tutti gli stabilimen­ti che trattano alimenti di origine animale hanno sviluppato procedure per contenere il rischio di contagi». Che non servano tamponi nei salumifici di Brescia lo dice anche l’assessore regionale all’Agricoltur­a Fabio Rolfi: «Il programma di screening e monitoragg­io è già attuato

"Rolfi Non criminaliz­zerei questo settore, il rischio è pari ad altri luoghi dove si lavora al chiuso

dall’Ats. Non criminaliz­zerei il settore suinicolo, che è già in sofferenza. Il rischio nei macelli — dice — è pari a quello di altri luoghi di comunità, dove si lavora al chiuso. L’importante è adempiere ai protocolli». Intanto, una possibile nuova minaccia si profila all’orizzonte. Pochi giorni fa in Cina hanno scoperto un altro virus – simile a quello dell’influenza H1N1 – che ha «usato» il maiale per evolvere e passare all’uomo. Non è il Covid, ma l’Oms ha già acceso i riflettori sul problema.

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Test molecolari Ieri tra Brescia e provincia 10 nuovi casi positivi

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