Morì al tornio Condannato datore di lavoro
Un anno e 4 mesi (pena sospesa) al datore di lavoro di Oscar Belotti, deceduto a 35 anni nel 2019 a Capriolo
Il 30 maggio 2019 Oscar Belotti, 35 anni, padre di tre figli piccoli, morì in pochi istanti dilaniato dal tornio mentre lavorava in una azienda di Capriolo. Dopo due anni, al termine del processo abbreviato il giudice ha condannato a un anno e quattro mesi (pena sospesa) il titolare dell’azienda.
Il suo cuore aveva smesso di battere mentre stava lavorando nell’azienda in cui si impegnava quotidianamente da anni, la Tur Maccanica srl di Capriolo (attiva nel settore di fresatura, tornitura e foratura) dilaniato — letteralmente — da un tornio. Era il pomeriggio del 30 maggio 2019. E Oscar Belotti, operaio originario di Sarnico (in provincia di Bergamo) ma dal 2008 trasferito nel paese bresciano, aveva solo 35 anni, oltre a una moglie e a tre bimbi piccoli che adorava.
Il caso è finito in tribunale. E al termine del processo celebrato in abbreviato, per omicidio colposo — e mancato rispetto della normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro — il giudice ha condannato a un anno e 4 mesi (pena sospesa) il titolare della ditta e datore di Oscar. Il sostituto procuratore Donato Greco, a suo carico, aveva chiesto due anni e 4 mesi, la difesa, invece, che fosse assolto.
Al momento del drammatico incidente insieme a Oscar non c’era nessuno: poco dopo le 16 stava lavorando da solo al tornio verticale — pare stesse tentando di riavviarlo — quando rimase incastrato nel macchinario che lo trascinò in modo incontrastabile fino a provocare gravissimi danni al torace. Pochi istanti, per perdere la vita, stritolato negli ingranaggi, senza avere il tempo di allontanarsi o tentare di arrestare di nuovo il macchinario. Fu un collega giovanissimo, non ancora maggiorenne — era in officina per un tirocinio scolastico formativo — a trovarlo esanime poco dopo e a lanciare immediatamente l’allarme nonostante lo choc al punto da essere a sua volta soccorso dai sanitari che arrivarono sul luogo della tragedia. Inutili i tentativi di rianimare Oscar Belotti, morto in pochi attimi. Il suo bambino più piccolo lo aveva battezzato solo pochi mesi prima di andarsene. Sulla sua pagina Facebook c’erano le ultime fotografie, proprio gli scatti nei quali i suoi «angeli» ridevano felici, spesso pure sfuocate a causa della loro felicità non proprio in posa, il più piccolo che gli dormiva in braccio e gli scambi di post con gli amici nei quali papà Oscar scherzava su quanto il figlioletto nato da poco fosse, adorabilmente, scalmanato.
Nessuno di certo potrà riportare in vita Oscar, ma a poco più di due anni dalla sua drammatica scomparsa — che mobilitò un paese intero — qualcuno, quantomeno dopo il giudizio di primo grado, è stato riconosciuto responsabile.