Corriere della Sera (Brescia)

Un po’ nomade, un po’ prof Il gelataio giramondo convince i critici in incognito

Girotto insegna ricette ai Masai. Austriaci pazzi del van tricolore

- Di Andrea Camurani

LAVENO MOMBELLO (VARESE) Il «gelato della pace» è pistacchio, fior di latte e fragola, colori non proprio scelti a caso. E gli austriaci sembrano apprezzare il tricolore messo sul cono dopo l’avventura degli Europei: lo fanno in maniera decisament­e più sportiva di come l’hanno presa gli inglesi, anche se a servire dall’altra parte del bancone c’è proprio un italiano, rappresent­ante dello stesso Paese di provenienz­a di un certo Federico Chiesa e del sodale Matteo Pessina che hanno messo fine all’avventura austriaca di Euro 2020 lo scorso 26 giugno. Perché nel classico furgone del gelataio arrivato sui monti dell’Austria in questi giorni c’è Paolo Girotto, 38 anni, originario di Laveno Mombello e partito per il mondo qualche anno fa con l’idea di fare fortuna col gelato artigianal­e. Così è riuscito a vendere i gelati (anche d’inverno) nella fredda Cracovia, e a tenere a lezione di stracciate­lla i Masai, dopo aver passato una stagione in Kenya col pallino di sempre: servire il gelato perfetto.

Prima dell’esperienza africana Paolo aprì nel 2011 una gelateria proprio nella città polacca in società con un ragazzo siciliano, e non a caso il locale venne battezzato «Katanè Kracov», che prende il nome antico di Catania e lo abbina a quello di Cracovia. «Un giorno un conoscente mi ha mostrato un articolo della Gazeta Wiborcza firmato da uno dei più grandi esperti polacchi di gastronomi­a spacciatos­i per un cliente qualsiasi venuto apposta in incognito. La recensione parlava del nostro gusto pistacchio, descritto come strepitoso». Risultato: 150 chili di gelato al giorno venduti. Poi è venuto il Kenya. «Sono rimasto a Nairobi un anno, invitato da un amico proprietar­io di alcuni locali: lavoravo nel laboratori­o per rifornire le tre gelaterie sparse in città e ho tenuto corsi di formazione ai Masai che hanno imparato a fare il gelato utilizzand­o i prodotti del posto: mango, papaya e maracuja. Il latte fresco e la panna arrivavano direttamen­te dalle stalle e noi facevamo la pastorizza­zione». Un’esperienza che ha lanciato questo artigiano verso nuove sfide, come quella dell’estate 2021, su e giù per le montagne austriache con la gelateria mobile. E un’idea: visto che siamo così bravi a giocare a calcio, perché non addobbare il pulmino proprio con i colori della nazionale? Detto, fatto. «Quest’anno sono in Austria con un nuovo progetto: vendere il gelato con il furgone, nei paesini, alle feste, nelle scuole. Proprio pochi giorni fa, con la mia fidanzata Elena, abbiamo deciso di colorare il furgone tricolore perché sentivamo che l’Italia poteva vincere l’europeo». Ma gli austriaci come l’hanno presa? «Gli stessi clienti, quasi tutti del posto, si sono messi a tifare Italia. E più la finale si avvicinava, più si esaltavano per il gioco della squadra di Mancini. Noi per tutta risposta ci siamo messi a lavorare con la maglietta della nazionale e dopo la vittoria abbiamo suonato il campanello in tutte le vie: abbiamo festeggiat­o così, non solo per far saltare di gioia i bambini che ci aspettano tutti i giorni per un cono cioccolato e fragola, ma per onorare la nostra vittoria, offrendo qualcosa di italiano doc». Una sorta di «tempesta perfetta», insomma: da una parte la passione calcistica che va a braccetto con un pizzico di orgoglio europeo per la coppa rimasta «in continente», dall’altra la posizione di monopolist­a della coppetta. «Lavoriamo nelle colline vicino a Graz tra maneggi di cavalli e vigneti. Tutti paesini di massimo 3.000 persone dove non ci sono gelaterie, e quindi l’iceman, come viene chiamato qui, è il personaggi­o dell’estate. Oramai sono diventato addirittur­a più famoso del postino».

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