«I residenti facciano rete per difendere la comunità»
«Mi è capitato di assistere in prima persona a colpi d’arma da fuoco nei boschi. Così, alla luce del giorno». Ventisei anni, neoeletto sindaco, Matteo Marchesi è già in prima linea contro un problema che da mesi riguarda anche il suo comune, Sangiano, vicino al Lago Maggiore.
Davvero sono arrivati fin qui gli spacciatori?
«Purtroppo sì. Fino a qualche anno fa era diverso, ma ora dobbiamo fare i conti anche con questo problema»
Qual è la situazione?
«Siamo un centro di passaggio, per via della ferrovia (la GallarateLuino-Bellinzona) che permette spostamenti senza dare nell’occhio per raggiungere le zone dove avvengono gli scambi di droga coi consumatori. Dopo l’impennata dell’ultimo periodo il fenomeno sembra aver segnato una battuta d’arresto ma sappiamo per i riflettori che sono stati puntati sulla nostra zona dopo i fatti dei mesi scorsi».
Si riferisce alle
sparatorie fra bande nei boschi?
«A fine di febbraio l’episodio più grave nella zona non distante dal cimitero, al confine con Laveno Mombello. C’è stato un conflitto a fuoco in pieno giorno sotto gli occhi increduli dei residenti. Al loro arrivo, i carabinieri hanno trovato cinquanta bossoli da caccia appena esplosi».
Lei è sindaco da neppure un mese: cosa possono fare gli amministratori di fronte a questo fenomeno?
«Ascoltare, prima di tutto. Quando ero consigliere comunale una delegazione di genitori dei bambini che frequentano un asilo che effettua attività sulla collina del Bostano, allora in mano ai pusher, ha incontrato il sindaco per chiedere aiuto. Avevano paura. Li abbiamo rincuorati e avvertito i carabinieri. La polizia locale ridotta all’osso non basta. Meglio puntare sulla forza della comunità»
Cioè?
«I residenti non devono conoscersi solo su Facebook. Se avviene qualcosa nella via in cui abiti è meglio sapere che faccia hanno i tuoi vicini di casa, e su chi poter contare. Discorso che vale tanto per i pusher, quanto per ogni altro imprevisto».