Nei terreni di viaRose fotovoltaico e tanti alberi permitigare il calore
Un parco fotovoltaico avvolto in importanti fasce arboree per mitigare l’isola di calore che inevitabilmente si creerebbe con una distesa di pannelli di silicio. È questo l’obiettivo al quale stanno lavorando sinergicamente l’assessorato regionale all’Ambiente retto dal bresciano Giorgio Maione e la Loggia. Lavoro pensato per una buona fetta dei 100 ettari di campi agricoli a sud della Caffaro, che si estendono tra l’azienda e la ferrovia, affiancando la tangenziale ovest.
Un obiettivo che fa sintesi dell’annosa discussione su quei terreni incolti da 22 anni, da quando l’Asl— visti i livelli pazzeschi di Pcb e diossine, mercurio— decise di vietarne la coltivazione (e il contestuale allevamento di animali) interrompendo il passaggio degli inquinanti alla catena alimentare, anche se nel frattempo migliaia di bresciani erano stati contaminati mangiando latte e carni. Nel programma elettorale di Castelletti si faceva cenno alla realizzazione di un bosco urbano ma la sindaca Castelletti ha poi deciso il dietrofront per evitare di incorrere in un potenziale rischio di danno erariale qualora la Loggia acquistasse dai proprietari privati (una quarantina) parte di quegli appezzamenti agrari per creare un bosco (che per legge poi diventa perenne).
Il mix di fotovoltaico e fasce boschive permetterebbe invece di «aggirare il problema», garantendo una «redditività» ai proprietari, che da oltre vent’anni da quelle zolle non ricavano un euro. Anzi. In passato oltre ai danni hanno ricevuto pure la beffa di dover pagare l’Imu su quei terreni incolti. «Stiamo ragionando insieme anche riguardo alle aree esterne alla Caffaro, questione altrettanto complessa dove servono energie e competenze e abbiamo avviato un ragionamento» ha spiegato ieri la sindaca Laura Castelletti. «Sulle aree dei privati ci sono un po’ di questioni tecnico giuridico da sciogliere ma superato questo scoglio possiamo affrontare la questione insieme ai cittadini proprietari, che sono anch’essi grandi vittime di questa vicenda» ha sottolineato l’assessore regionale all’Ambiente Giorgio Maione, ricordando che il suo assessorato sta «studiando dei modelli di business per il recupero dei 74 chilometri quadrati (ovvero 74 milioni di metri quadri, ndr) che regione Lombardia ha di aree dismesse o da bonificare». Maione assicura che c’è la volontà di «agire tutti insieme con spirito di collaborazione».
Se l’obiettivo è lungimirante i tempi lo sono forse un poco meno. Dopo le sperimentazioni fatte nei 20 anni precedenti da parte di Ersaf (che ha dimostrato come determinate essenze arboree contribuiscano a velocizzare la degradazione dei Pcb) al momento non ci sono scadenze. La priorità, è stato ribadito ieri, è risolvere il cuore del problema, ovvero risanare i 110milamqdella cittadella dei veleni.