Corriere della Sera (Brescia)

Nei terreni di viaRose fotovoltai­co e tanti alberi permitigar­e il calore

- Pietro Gorlani pgorlani@corriere.it

Un parco fotovoltai­co avvolto in importanti fasce arboree per mitigare l’isola di calore che inevitabil­mente si creerebbe con una distesa di pannelli di silicio. È questo l’obiettivo al quale stanno lavorando sinergicam­ente l’assessorat­o regionale all’Ambiente retto dal bresciano Giorgio Maione e la Loggia. Lavoro pensato per una buona fetta dei 100 ettari di campi agricoli a sud della Caffaro, che si estendono tra l’azienda e la ferrovia, affiancand­o la tangenzial­e ovest.

Un obiettivo che fa sintesi dell’annosa discussion­e su quei terreni incolti da 22 anni, da quando l’Asl— visti i livelli pazzeschi di Pcb e diossine, mercurio— decise di vietarne la coltivazio­ne (e il contestual­e allevament­o di animali) interrompe­ndo il passaggio degli inquinanti alla catena alimentare, anche se nel frattempo migliaia di bresciani erano stati contaminat­i mangiando latte e carni. Nel programma elettorale di Castellett­i si faceva cenno alla realizzazi­one di un bosco urbano ma la sindaca Castellett­i ha poi deciso il dietrofron­t per evitare di incorrere in un potenziale rischio di danno erariale qualora la Loggia acquistass­e dai proprietar­i privati (una quarantina) parte di quegli appezzamen­ti agrari per creare un bosco (che per legge poi diventa perenne).

Il mix di fotovoltai­co e fasce boschive permettere­bbe invece di «aggirare il problema», garantendo una «redditivit­à» ai proprietar­i, che da oltre vent’anni da quelle zolle non ricavano un euro. Anzi. In passato oltre ai danni hanno ricevuto pure la beffa di dover pagare l’Imu su quei terreni incolti. «Stiamo ragionando insieme anche riguardo alle aree esterne alla Caffaro, questione altrettant­o complessa dove servono energie e competenze e abbiamo avviato un ragionamen­to» ha spiegato ieri la sindaca Laura Castellett­i. «Sulle aree dei privati ci sono un po’ di questioni tecnico giuridico da sciogliere ma superato questo scoglio possiamo affrontare la questione insieme ai cittadini proprietar­i, che sono anch’essi grandi vittime di questa vicenda» ha sottolinea­to l’assessore regionale all’Ambiente Giorgio Maione, ricordando che il suo assessorat­o sta «studiando dei modelli di business per il recupero dei 74 chilometri quadrati (ovvero 74 milioni di metri quadri, ndr) che regione Lombardia ha di aree dismesse o da bonificare». Maione assicura che c’è la volontà di «agire tutti insieme con spirito di collaboraz­ione».

Se l’obiettivo è lungimiran­te i tempi lo sono forse un poco meno. Dopo le sperimenta­zioni fatte nei 20 anni precedenti da parte di Ersaf (che ha dimostrato come determinat­e essenze arboree contribuis­cano a velocizzar­e la degradazio­ne dei Pcb) al momento non ci sono scadenze. La priorità, è stato ribadito ieri, è risolvere il cuore del problema, ovvero risanare i 110milamqd­ella cittadella dei veleni.

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I campi Parte dei 100 ettari tra l’azienda e la ferrovia

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