È scontro fra Comuni sull’acquedotto di Valtrompia
Criticano l’infrastruttura diAcque Bresciane l’amministrazione di Bovegno e gli ambientalisti: asseta ilMella
Dare da bere alla gente ma salvando il fiume. Può essere sintetizzato in queste parole il senso dell’incontro pubblico che si è tenuto l’altra sera nella sala civica di Concesio. L’argomento è quello caldo dell’acquedotto comprensoriale della Valtrompia. L’opera di Acque Bresciane — finanziata con 27,5 milioni di euro dal Pnrr per i primi tre lotti da realizzare entro il 2026 e che servirà circa 70mila valtrumplini (residenti nei comuni di Bovegno, Pezzaze, Tavernole Sul Mella, Marcheno, Gardone Val Trompia, Sarezzo, Lumezzane, Villa Carcina)— è bersaglio di critiche da parte in primis del comune di Bovegno e poi da una serie di comitati e associazioni ambientaliste del territorio valtrumplino.
L’idea, maturata ieri, è quella di organizzarsi per avviare un’interlocuzione con Comunità Montana e Provincia. «Non vogliamo— ha spiegato l’avvocato Pietro Garbarino — che il fiume venga confuso con un tubo: è un ecosistema complesso da salvare che dall’alta valle arriva fino a Seniga. Regione e Provincia hanno già dato l’autorizzazione alla captazione delle acque del Sarle e dello Zerlo alla società elettrica San Giorgio: l’acqua poi invece di essere reimmessa nel fiume verrà presa dall’acquedotto».
Il timore è che si vada ad aggravare la già compromessa salute del corso d’acqua che lungo tutto il suo tragitto è vittima di una serie di stress derivanti dagli sfruttamenti antropici. L’interlocuzione con la Comunità Montana di Valtrompia (e con Acque Bresciane) vuole evidenziare alcune problematiche quali la dispersione idrica degli acquedotti dei comuni valtrumplini e l’utilizzo dell’acqua potabile da parte delle industrie del territorio. «Gli acquedotti della valle sono un colabrodo con perdite del 40%— fa sapere la presidente della Commissione garanzia del comune di Bovegno, Vilma Poli —: perché non utilizzare i fondi del Pnrr per sistemarli? La captazione delle acque farà morire il fiume».
Nel luglio scorso Regione Lombardia ha ridimensionato la portata del progetto riducendo da 450 ad un massimo di 263 litri al secondo i prelievi e ha « stoppato — riferisce Vanni Temponi, consigliere di Bovegno — la realizzazione di una centralina della Comunità
Montana in località Predafallo». Trovare un compromesso per tutelare il fiume e soddisfare le esigenze idriche degli abitanti non sarà facile, ne sanno qualcosa quelli del Presidio 9 Agosto. «Lo studio dell’impatto che lo scarico del depuratore avrebbe sul Chiese sarà affidato al Cirf e credo che — ha proposto Sergio Aurora — uno studio simile potrebbe essere fatto anche per il fiume Mella». Le richieste a palazzo Broletto toccheranno invece il tema del Contratto di fiume e l’eventuale individuazione di zone di protezione ambientale lungo il Mella.
In assemblea L’idea è di avviare un’interlocuzione con Comunità Montana e Provincia