Corriere della Sera (Brescia)

È scontro fra Comuni sull’acquedotto di Valtrompia

Criticano l’infrastrut­tura diAcque Bresciane l’amministra­zione di Bovegno e gli ambientali­sti: asseta ilMella

- Silvia Ghilardi

Dare da bere alla gente ma salvando il fiume. Può essere sintetizza­to in queste parole il senso dell’incontro pubblico che si è tenuto l’altra sera nella sala civica di Concesio. L’argomento è quello caldo dell’acquedotto comprensor­iale della Valtrompia. L’opera di Acque Bresciane — finanziata con 27,5 milioni di euro dal Pnrr per i primi tre lotti da realizzare entro il 2026 e che servirà circa 70mila valtrumpli­ni (residenti nei comuni di Bovegno, Pezzaze, Tavernole Sul Mella, Marcheno, Gardone Val Trompia, Sarezzo, Lumezzane, Villa Carcina)— è bersaglio di critiche da parte in primis del comune di Bovegno e poi da una serie di comitati e associazio­ni ambientali­ste del territorio valtrumpli­no.

L’idea, maturata ieri, è quella di organizzar­si per avviare un’interlocuz­ione con Comunità Montana e Provincia. «Non vogliamo— ha spiegato l’avvocato Pietro Garbarino — che il fiume venga confuso con un tubo: è un ecosistema complesso da salvare che dall’alta valle arriva fino a Seniga. Regione e Provincia hanno già dato l’autorizzaz­ione alla captazione delle acque del Sarle e dello Zerlo alla società elettrica San Giorgio: l’acqua poi invece di essere reimmessa nel fiume verrà presa dall’acquedotto».

Il timore è che si vada ad aggravare la già compromess­a salute del corso d’acqua che lungo tutto il suo tragitto è vittima di una serie di stress derivanti dagli sfruttamen­ti antropici. L’interlocuz­ione con la Comunità Montana di Valtrompia (e con Acque Bresciane) vuole evidenziar­e alcune problemati­che quali la dispersion­e idrica degli acquedotti dei comuni valtrumpli­ni e l’utilizzo dell’acqua potabile da parte delle industrie del territorio. «Gli acquedotti della valle sono un colabrodo con perdite del 40%— fa sapere la presidente della Commission­e garanzia del comune di Bovegno, Vilma Poli —: perché non utilizzare i fondi del Pnrr per sistemarli? La captazione delle acque farà morire il fiume».

Nel luglio scorso Regione Lombardia ha ridimensio­nato la portata del progetto riducendo da 450 ad un massimo di 263 litri al secondo i prelievi e ha « stoppato — riferisce Vanni Temponi, consiglier­e di Bovegno — la realizzazi­one di una centralina della Comunità

Montana in località Predafallo». Trovare un compromess­o per tutelare il fiume e soddisfare le esigenze idriche degli abitanti non sarà facile, ne sanno qualcosa quelli del Presidio 9 Agosto. «Lo studio dell’impatto che lo scarico del depuratore avrebbe sul Chiese sarà affidato al Cirf e credo che — ha proposto Sergio Aurora — uno studio simile potrebbe essere fatto anche per il fiume Mella». Le richieste a palazzo Broletto toccherann­o invece il tema del Contratto di fiume e l’eventuale individuaz­ione di zone di protezione ambientale lungo il Mella.

In assemblea L’idea è di avviare un’interlocuz­ione con Comunità Montana e Provincia

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