Uccise il cugino, «èmentalmente infermo»
Quando affondò il coltello e uccise, «era per infermità in tale stato di mente da scemare grandemente la capacità di intendere e volere». Così conclude la psichiatra Paola Ognibene, incaricata dal gip di condurre una perizia psichiatrica su Petrit Gega: muratore di 52 anni (in Italia da circa venti), incensurato, di casa a Lonato con la moglie e due figli maggiorenni, è in carcere da sette mesi per l’omicidio volontario di Alfons Kola, connazionale di 33 anni, senza fissa dimora ma con un appoggio da alcuni parenti a Desenzano e che sarebbe un suo cugino alla lontana.
La sera del 31 maggio scorso durante una lite accesa, lo avrebbe colpito più volte — all’addome, alla schiena e all’inguine— in piazza Europa, a Calcinato, fuori dal bar dove i due si sarebbero dati appuntamento e dentro al quale nemmeno erano ancora entrati al momento dell’aggressione, portata a termine con un grosso coltello da cucina.
La relazione del perito è stata cristallizzata in sede di incidente probatorio (quindi sarà utilizzabile a processo) e il gip ha restituito gli atti al pm titolare del fascicolo. Per l’esperto, l’indagato «è da ritenersi socialmente pericoloso» ma «può stare coscientemente in giudizio». Stando all’esperto, i fatti sarebbero stati determinati «da comportamenti guidati in parte da una ridotta capacità critica, di giudizio e autocontrollo, in parte da motivazioni preesistenti che riguardavano la vittima». Screzi familiari.
Gega — difeso dagli avvocati Gianfranco Abate ed Elena Scotuzzi — soffrirebbe dunque di un disturbo psichico cronico, «con la tendenza a peggiorare», tale da portarlo «a commettere altri reati, tenuto conto delle sue condizioni di vita individuale, familiare e sociale». Che possono pesare «sugli indicatori di infermità». Curato in carcere, nel caso il quadro clinico e comportamentale peggiorasse, potrebbe essere necessario, per il perito, il trasferimento in una Rems.
Quella sera una telecamera di sorveglianza installata nella zona non cristallizzò il momento dell’aggressione, ma immortalò lo screzio tra i due, e l’istante in cui il 52enne, avvicinandosi al punto in cui è esplosa la violenza, avrebbe estratto il coltello dalla cinta dei pantaloni. Il cuore di Kola smise di battere dopo alcune ore al l ’ ospedale Ci v i le. (m.rod.)