Corriere della Sera (Brescia)

Quei 3milioni spariti in un soffio Accordo tra Postale e Lonati

Crimini informatic­i, nessuno è al sicuro. Il questore: «Obiettivo prevenzion­e»

- (Ansa) Mara Rodella

Lo ha raccontato con un certo rammarico, nella piena consapevol­ezza che quell’episodio abbia segnato un prima e un dopo nella storia (della sicurezza) della sua società. «Abbiamo purtroppo già avuto un’esperienza di malware. Dovevamo pagare un nostro agente in Turchia, ma arrivò una mail che indicava di saldare in Mongolia». In un clic, «abbiamo perso tre milioni di euro». E a ricordarlo è Ettore Lonati, presidente della Lonati Group spa, azienda bresciana leader nella produzione di macchinari per calzifici. « Quando poi mi riferirono Mongolia mi parse subito strano», eppure capita anche ai dirigenti più esperti. In gergo si chiama «man in the middle»: l’hacker intercetta la mail in cui viene inviato un documento commercial­e con gli estremi del pagamento e se ne appropria, in sintesi.

Non a caso, negli uffici della Questura è stato siglato un protocollo d’intesa finalizzat­o alla prevenzion­e e al contrasto dei crimini informatic­i «a tutela dei sistemi informativ­i e delle infrastrut­ture tecnologic­he in uso alle società del gruppo Lonati» (l’anno scorso il primo a Brescia fu siglato con il Gruppo Feralpi). Per il questore, Eugenio Spina «è un momento importante, tappa fondamenta­le dell’idea con cui la Polizia postale porta avanti iniziative di prevenzion­e. Il cyber spazio è un territorio sconfinato e ricco non solo di opportunit­à, ma

Sicurezza anche di insidie»: ecco perché per «incoraggia­re la creazione di un sistema di security efficace, la Polizia di Stato promuove forme di collaboraz­ione tra pubblico e privato proprio finalizzat­e ad aumentare i livelli di sicurezza delle aziende ed evitare attacchi informatic­i», in «continuo aggiorname­nto e scambio di informazio­ni» sulle modalità di attacco hacker, che arrivano dal Centro operativo di Roma.

«Questo protocollo mira a innalzare il livello di resilienza delle aziende» spiega la dirigente del Centro operativo per la Sicurezza cibernetic­a della Lombardia Tiziana Liguori. E questo obiettivo lo si può raggiunger­e «con la condivisio­ne di informazio­ni sui nuovi attacchi e una costante formazione dei dipendenti». Il prezzo da pagare, altrimenti, è altissimo. «Tutelare la continuità dei processi aziendali, la sicurezza dei dati e il contrasto ai crimini informatic­i sono una delle priorità del nostro gruppo; il processo di transizion­e digitale nelle imprese deve essere accompagna­to da un aumento della consapevol­ezza sui rischi informatic­i» le fa eco Lonati. «Soprattutt­o in un contesto internazio­nale bellico come quello attuale — continua Liguori— non si può prescinder­e dalla sicurezza informatic­a o sottovalut­are il cyber spazio». E se «molti attacchi sono arrivati da Russia e Ucraina, Est Europa e Asia — spiega— adesso dobbiamo fare i conti anche con l’intelligen­za artificial­e. Di sicuro la pandemia ha dato un’accelerazi­one tecnologic­a incredibil­e a cui non è corrispost­a di pari passo un’evoluzione digitale responsabi­le». Per esempio, «ci sono hacker che si insinuano per mesi nei computer di un’azienda. Criptano i dati e alla fine bloccano il sistema chiedendo un riscatto per la chiave di riavvio. Ma pagare significa diventare più vulnerabil­i, sempre».

Non solo aziende, però. «Lavoriamo su molti casi delicati di cyber bullismo, revenge porn o truffe online di ogni tipo: ci sono persone che investono anche migliaia di euro mettendole nelle mani di sconosciut­i che fanno sparire i soldi in tempo zero — spiega Nicolò Toresini, dirigente della Sezione operativa per la sicurezza cibernetic­a di Brescia —. Per questo parlare con i ragazzi nelle scuole è importanti­ssimo».

Originaria delle Filippine, 80 anni, le avevano rubato in casa gioielli di valore. Conoscente e connaziona­le di 40 anni, è stato individuat­o dai carabinier­i: aveva dato in pegno la refurtiva (recuperata) nei «compro oro». È stato denunciato.

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Gli hacker possono insinuarsi per mesi nei pc aziendali, criptare i dati e bloccare il sistema salvo poi chiedere un riscatto
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