Corriere della Sera (Brescia)

Gigi Riva e il legame con Baggio «Avevo un debole per Roby»

Il sostegnone­iMondialid­el ‘94. «Mi avesse superato lui tra imarcatori sarei stato contento»

- Di Luca Bertelli

Quando Roberto Baggio sbagliò il rigore nella finale mondiale contro il Brasile, nel 1994, a consolarlo nel rovente pomeriggio di Pasadena c’era Gigi Riva, capo delegazion­e azzurro. Gli asciugò le lacrime, anche se parve fosse quasi il Divin Codino a consolarlo: quell’atto conclusivo perso contro i verdeoro fu amaro tanto quanto quello del 1970, quando Gigi era in campo con le ultime energie rimaste dopo l’epica semifinale con la Germania Ovest (4-3, già. E Riva segnò il gol del 3-2 alla fine del primo tempo supplement­are, con un mancino dei suoi). Ma Gigi Riva, in quel Mondiale americano e in tutta la lunga avventura del campione di Caldogno con la nazionale, c’è sempre stato.

Piccolo flash back di quelle notti italiane (in America era in realtà ora di pranzo o primo pomeriggio, con un’umidità irreale per giocare a pallone). Quando Baggio, Pallone d’oro in carica, manda a quel paese Arrigo Sacchi, in mondovisio­ne, dopo aver visto il suo numero 10 sulla lavagnetta luminosa nella sfida contro la Norvegia (l’Italia era rimasta subito in dieci per l’espulsione di Pagliuca e il ct preferì sacrificar­e Baggio rispetto a un combattent­e come Casiraghi...), il primo ad andare a calmarlo — precipitan­dosi dalla tribuna — è sempre Gigi Riva. Vedeva le partite dall’alto, ma quando il momento lo richiedeva scendeva negli spogliatoi: quella era una situazione d’emergenza, in cui serviva la sua esperienza e il suo fare paterno per dare una carezza al campione e tendere una mano all’allenatore. Partita successiva, contro il Messico: Baggio ancora non si sblocca, l’Italia passa come ripescata agli ottavi. E chi difende pubblicame­nte Roby davanti ai giornalist­i? Sempre Riva: «Con il Messico ha giocato la migliore partita da quando siamo qui — disse — Dalla prossima finalmente potrà godere di maggiore libertà: non conterà soltanto difendersi ma vincere, per lui sarà un vantaggio». E così fu, anche se il gol della svolta con la Nigeria giunse solo al minuto 88, con gli azzurri sotto di un gol e di un uomo, ormai pronti a tornare a casa. Poi, a fine gara, un pianto liberatori­o: ad abbracciar­lo e sostenerlo, dopo 120 minuti che lo avevano sfinito, sempre Rombo di tuono.

Ma Gigi fu il primo a sostenere Baggio anche dopo la semifinale vinta con la Bulgaria, risolta da una sua doppietta nel primo tempo: al 71’ Roby, a causa di una contrattur­a, chiese il cambio e a fine gara trovò nella spalla dell’amico Riva un approdo sicuro per soffocare le sue lacrime di paura, quando iniziò a temere di non poter giocare la finale quattro giorni più tardi. Invece con il Brasile scese in campo, come Franco Baresi, nel frattempo guarito a tempo di record dalla rottura del menisco. Anche con l’uomo di Travagliat­o, disperato come un bambino dopo il rigore sbagliato al termine di una prestazion­e leggendari­a contro Romario e Bebeto, l’abbraccio fu caldo e sincero. Da uomini veri, d’altri tempi.

Con Baggio, però, il rapporto fu speciale. Parola di Rombo di Tuono: «Paura di perdere il mio primato tra i marcatori in azzurro? A un certo punto si stava avvicinand­o Baggio — confessò alla Gazzetta dello Sport — e non mi sarebbe dispiaciut­o se Roby mi avesse superato, perché ho sempre avuto un debole per lui e non dimentiche­rò mai il nostro abbraccio alla fine del Mondiale del 1994 perso dopo quel maledetto rigore». Uno scelse di restare a vita nel Cagliari, la sua unica maglia oltre a quella della nazionale. L’altro ha cambiato tante squadre, ma per tutti gli italiani resta legato ai colori azzurri come nessun altro. Così amati, così unici, così umili nella loro grandezza. Per questo, Riva e Baggio si sono fatti voler bene. E si sono voluti bene.

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy