Corriere della Sera (Brescia)

I tanti contrasti e l’abbraccio in carcere

- Lu. Ber.

Non si sono mai amati, bisogna dirlo in modo schietto e fuori dai denti come da indole di entrambi i personaggi in questione. Tra Massimo Cellino, ora presidente del Brescia e in precedenza proprietar­io del Cagliari dal 1992 al 2014, e Gigi Riva, le scintille ci sono state anche se a distanza. Ridotta, in realtà, dato che l’eroe di un popolo non ha mai lasciato la sua Sardegna anche quando ha lavorato per la federazion­e, dal 1988 sino al 2013.

Il Brescia lunedi, appena appreso della morte del campine, è stato tra i primi club a ricordare Riva: «Brescia Calcio si unisce al cordoglio per la scomparsa dello straordina­rio campione Gigi Riva— così la società sul suo profilo Twitter— e si stringe attorno alla famiglia in questo momento di lutto». Tra il presidente e il campione non sono mancati dissapori e incomprens­ioni negli oltre vent’anni di gestione del Cagliari: Riva fu sempre molto critico soprattutt­o sulla decisione di lasciare il Sant’Elia, un pezzo della sua vita, da lui ritenuto lo stadio olimpico della sua Sardegna. Tuttavia, quando Cellino il 14 febbraio 2013 (sarebbe tornato in libertà tre mesi dopo) finì dietro le sbarre a Buoncammin­o, proprio per la complessa vicenda relativa allo stadio Is Arenas, costruito a Quartu S.Elena e durato solo 13 partite (fu dichiarato inagibile dal 25 febbraio), Gigi Riva varcò la soglia del carcere e lo abbracciò in un lungo incontro durato due ore.

Un gesto di grande umanità, da campione, che Cellino sinceramen­te apprezzò: il rapporto tra i due migliorò, ma un anno dopo il presidente lasciò Cagliari per andare a Leeds. Nel frattempo, quella visita a Buoncammin­o creò non pochi problemi a Riva, che fu inizialmen­te indagato per falso ideologico: secondo l’accusa, avrebbe dichiarato di essere il portaborse del parlamenta­re Mauro Pili per poter entrare in carcere. Tesi presto smontata: Riva aveva chiesto a quest’ultimo, già recatosi a trovare Cellino, se fosse possibile incontrare il presidente. Così andò, ma fu Pili che compilò le carte da presentare all’ingresso, che l’ex centravant­i si limitò a firmare in buona fede. Durante quell’incontro, raccontò Riva, «Cellino era su di giri come sempre, combattivo ma lucido. Ci eravamo dati appuntamen­to fuori da quel posto». In un giorno, quel gesto aveva cancellato tanti anni di contrasti. Una giocata da campione, una giocata alla Gigi Riva.

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