Corriere della Sera (Brescia)

ITreMonell­i, annullata lacondanna­aSorrentin­o

LaCassazio­ne dispone un appello bis, il legale: difese le regole processual­i

- (Ansa) Mara Rodella

Tre capi di imputazion­e da riaffronta­re, due condanne annullate in attesa che sia una nuova Corte d’appello a ricalcolar­e le pene. Accogliend­o il ricorso della difesa, che aveva sollevato l’eccezione di illegittim­ità in riferiment­o a una serie di testimonia­nze acquisite nel dibattimen­to, la Cassazione ha annullato— con rinvio a un secondo grado «bis» — la condanna a 13 anni e cinque mesi inflitta nel settembre di due anni fa a carico di Massimo Sorrentino, titolare del noto ristorante «I Tre monelli» di via Don Vender in città (in primo grado era stato condannato a 10 anni e undici mesi): sette gli imputati, a vario titolo di accuse che vanno dalla ricettazio­ne alle estorsioni (cadute in primo grado), dallo spaccio agli incendi.

La Cassazione, adesso, ha annullato la tentata estorsione (semplice) che sarebbe stata commessa nell’agosto 2017 ai danni di Francesco «Frank» Serramondi, pizzaiolo ucciso pochi giorni dopo, insieme alla moglie: per gli inquirenti, con Antonio Garofalo, Sorrentino avrebbe chiesto a Serramondi 15 mila euro per «ripulire» il piazzale davanti al suo locale da persone poco raccomanda­bili. Annullata anche una seconda tentata estorsione, stavolta aggravata dal metodo

Cassazione Disposto un nuovo appello per Sorrentino mafioso, sempre in concorso, che sarebbe stata commessa l’anno dopo — soldi sempre in cambio di «protezione» — nei confronti del nuovo proprietar­io di un’abitazione, finita all’asta. Ancora, annullato il capo di imputazion­e, riferito solo a Sorrentino, sulla cessione di droga.

«La decisione della Cassazione accoglie soprattutt­o i motivi del ricorso relativi al procedimen­to a alla violazione delle regole processual­i nella assunzione dei testimoni » commenta l’avvocato Gianbattis­ta Scalvi, legale di Sorrentino, secondo il quale quattro testi non avrebbero dovuto essere sentiti in udienza in quanto tali. Esprime quindi «ampia soddisfazi­one», perché «abbiamo dovuto difendere le regole del processo, anche in riferiment­o alla sua pubblicità». Anche in secondo grado, a rappresent­are l’accusa, c’era, applicato, il pm della Dda: «Il contributo dell’antimafia è sempre di fondamenta­le importanza— dice l’avvocato — tuttavia, nei processi, l’apporto tecnico della Procura generale resta essenziale».

Confermate le corruzioni (non aggravate), sono stati dichiarati inammissib­ili i ricorsi di alcuni degli altri imputati.

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