Corriere della Sera (Brescia)

Sughi e condimenti La «scarpetta» sdoganata dagli chef

Impossibil­e resistere al Pennone ai ricci di Lido 84

-

vito completame­nte ‘nudo’ – spiega lo chef iseano- il desiderio è porre attenzione al gusto reale della pasta, alla percezione del grano. Difatti, l’unico condimento è un pinzimonio freddo con ricci di mare galiziani, particolar­mente dolci, condito con olio, sale, pepe, maionese al prezzemolo. Invitiamo a degustare il piatto prendendo la pasta con le mani per assaggiarl­a prima in purezza e in seguito legandola al pinzimonio». Piatto buonissimo, ve lo ga

Riccardo Camanini Il suo pennone ai ricci di mare viene servito “nudo”il condimento a parte rantiamo, ma va detto che Camanini non è il solo cuoco che sta ragionando sul gesto. Niko Romito, uno dei fenomeni della nostra cucina, ha pensato di evitare la «pucciata» nella fondina, creando una sorta di scarpetta già pronta: il Pane e Ragù resta tra le sue idee più raffinate e golose al tempo stesso. Tagliata di uno spessore di circa 3 cm per un giusto morso, la fetta di pane bianco con patate del suo laboratori­o viene servita divisa a metà e condita

un ragù di carne di manzo e pomodoro, cotto delicatame­nte. Lo sdoganamen­to dell’atto invece arriva al centro di Milano, nel ristorante dell’hotel cinque stelle lusso Portrait: in pochissimi giorni, le Mezze maniche con ragu della domenica, pecorino e ‘ la sua scarpetta’ (un ulteriore padellino di condimento, servito a fianco del piatto di pasta) sono diventate piatto imperdibil­e per una clientela internazio­nale. Se poi dovessimo assegnare un premio per la «mega-scarpetta», impossibil­e che non finisca nei tanti locali della famiglia Cerea, a partire dalla casa madre a Brusaporto, ben frequentat­a dai bresciani: la salsa dei celeberrim­i Paccheri alla Vittorio risulta talmente abbondante e cremosa che, finita la pasta, si potrebbe intingere nella padella un’intera pagnotta.

Racconta Chicco Cerea, executive-chef con il fratello Bobo. «Soprattutt­o al Tre Stelle ci sono ancora clienti che alla fine, quasi intimoriti, chiedono timidament­e: «Ma possiamo fare la scarpetta? Davvero? E io rispondo: certo che è permesso!». Non c’è da stupirsi. Fare (la) scarpetta esprime un gesto informale, che fa parte delle abitudini culinarie e della cultura del popolo. Il Galateo – un tempo – lo proibiva assolutame­nte nei contesti formali, in realtà tanti chef lo hanno sempre valutato (e valutano) positivame­nte, come segno di apprezzame­nto della pietanza e corretto rimedio per evitare di sprecarne il condimento.Memorabile la passione per la scarpetta di Gualtiero Marchesi, che di fronte alla sorpresa di quanti non se l’aspettavan­o da un intellettu­ale della cucina, citava la madre: «Il condimento non è per il piatto». Ci sarebbe piaciuto sentire il giudizio del Maestro per l’idea di Camanini, uno dei suoi ultimi allievi.

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy