Franciacorta, meno bottiglie ma più valore
Sul «fare scarpetta» o «fare la scarpetta» è intervenuta recentemente anche la prestigiosa Accademia della Crusca, l’istituzione che nel 2023 ha celebrato 440 anni di attività e raccoglie i maggiori studiosi ed esperti di linguistica e filologia della lingua italiana. Non ha fornito una risposta certa sulle ipotesi che portano all’espressione in uso: sono così diverse e spesso assurde che ve le risparmiamo. In compenso, gli accademici hanno sottolineato «una probabile origine centro-meridionale, in particolare romana e abruzzese, a fine ‘800» e sancito che «oggi l’espressione è piuttosto diffusa (e il gesto orgogliosamente rivendicato) in tutto il territorio italiano». La localizzazione è ovviamente legata all’utilizzo massimo per salse e sughi di quel pomodoro che resta il prodotto principe dal Po in giù. Eppure una delle interpretazioni più geniali sul tema la si può godere in quel di Gardone Riviera, allo stellato Lido 84 che è il settimo ristorante al mondo per la ‘Fifty Best’.
Riccardo Camanini ha ribaltato il concetto della scarpetta in un piatto quale il Pennone ai ricci di mare. «È un tipico formato di pasta puglies e , mo l t o ‘carnoso’ e ‘amidoso’ come mi piace dire, che viene cotto, scolato e sercon
Sotto il muro dei 20 milioni di bottiglie, raggiunto nel 2022, ma con numeri decisamente positivi. Il Consorzio Franciacorta ha tirato le somme dell’annata trascorsa che si è portata dietro inevitabilmente una disponibilità di prodotto non al top: le vendemmie 2019 e 2020 erano state molto scarse. Ma alla lieve flessione in volume rispetto al 2022 (-3,4% con 19,5 milioni di bottiglie), fa fronte un aumento in valore del 2,8% che, confrontando i dati con il periodo prepandemico (2019), si rivela particolarmente consistente (+26,5%). I prezzi medi allo scaffale sono pure saliti del 6,4% da 22,9 euro del 2022 a 24,4 euro del 2023. Interessante la variazione del mercato: l’Italia ha assorbito l’87,9% del venduto totale, in flessione rispetto al 2022, quando le vendite nazionali avevano toccato il 92%. L’export cresce quindi in maniera decisa, riuscendo a superare i 12 punti percentuali, rivolgendosi soprattutto a un ristretto numero di Paesi che si sono rivelati, nel tempo, acquirenti fedeli: Svizzera (cresciuta, rispetto al 2019, del 41,3%), Giappone, Germania, Stati Uniti (+17,4%) e Belgio (+23,3%). Dati ancora più importanti se si pensa che in media le esportazioni dei nostri spumanti— Prosecco escluso— sono calati di oltre 4 punti percentuali (dati Istat) nello stesso arco temporale. In termini di tipologie, il Franciacorta rappresenta ben il 77,7% del venduto globale, mentre la tipologia Rosè supera di poco i 10 punti percentuali e il Satèn – nonostante sia considerato la migliore espressione del lavoro in cantina da molti addetti ai lavori – si ferma al 12,2%.