Corriere della Sera (Brescia)

Le «lettere» di Elio Marniga

- Massimo Tedeschi

Come il pastore beduino che nel 1947 si imbatté, in una grotta di Qumran, nei «Rotoli del mar Morto» che costrinser­o a riscrivere la storia del cristianes­imo delle origini, così il capraio Qol Sakhal si imbatte, nel 1981 sull’isola di Montecrist­o, in una sacca contenente 24 lettere cartacee scritte in lingue diverse. Cosa sono? Spezzoni di epistolari che inducono a leggere sotto una nuova luce i rapporti fra personalit­à della cultura di ieri e di oggi, da Gobetti a Croce, da Pavese ad Abelardo. Gli studiosi si tranquilli­zzino: qui non ci sono volumi da riscrivere, c’è solo da ammirare il brillante gioco letterario e intellettu­ale condotto da un neo-scrittore bresciano: Elio Marniga, che all’età di 86 anni esordisce con «Lettere perdute rinvenute da Qol Sakhal» (LiberEdizi­oni, pp. 96, euro 15). Due figli e otto nipoti, già insegnante e direttore della scuola per non vedenti, Marniga ha lavorato come assicurato­re senza disdegnare l’impegno politico come assessore nel suo paese d’origine, Lumezzane. Dentro, però, urgeva anche qualcos’altro che ora erompe con queste epistole immaginari­e: sono le letture di una vita, le biografie altrui che tengono compagnia, le relazioni celebri o e nascoste che ci dicono qualcosa di anime grandi. E così c’è un trepidante Gustav Mahler che scrive alla moglie Alma dal suo soggiorno di Dobbiaco per parlarle di giornate fervide e creative, ma noi sappiamo che Alma rimasta a Vienna non si negava a turbinosi amori. Heidegger indirizza alla Arendt una lettera nostalgica e melliflua per chiedere aiuto nel cancellare i propri trascorsi filo-nazisti, con lei che accetta affibbiand­ogli però l’epiteto di «vecchio bastardo». Nelle lettere si affacciano personaggi famosi e vite anonime. Pochi bagliori bastano perché, come scriveva Rilke, «questa piccola vita è l’universo tutto».

«Lo scrittore – scrive Hemingway a Dos Passos – è un uomo immerso nel mondo; ne respira l’aria; i paesaggi gli si fissano nella memoria; guarda negli occhi la gente e vi penetra; sente il battito della storia. Lo scrittore, quello vero, può creare un universo, che conserva dentro». Se l’apocrifo Hemingway ha ragione, a Brescia è nato un nuovo scrittore, di nome Elio.

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