Lavoro, a gennaio 15mila assunzioni Mancano infermieri camerieri e baristi
Nei primi tremesi sono previste oltre 37mila entrate
Nel mese di gennaio sono 15 mila (14.930 per la precisione) le nuove assunzioni nel bresciano, secondo le stime fatte da Unioncamere/ Anpal. Non significa che il saldo sia necessario positivo ( ci sono anche quelli che escono dal mercato del lavoro), ma dà l’idea di un certo dinamismo. Ancor più se la stima è fatta sui tre primi mesi dell’anno (37.640 entrate previste).
In tale quadro per diversi lavori c’è una difficoltà crescente a trovare le figure professionali adatte, che in alcuni casi supera ampiamente il 50% del totale delle figure ricercate.
I tecnici della salute (infermieri, educatori professionali, fisioterapisti) mancano proprio (500 in un mese la domanda), al punto che tre imprese su quattro lamentano una difficoltà di reperimento. Allo stesso modo nel commercio tra le figure professionali più richieste vi sono addetti nelle attività di ristorazione (1.100 tra camerieoperai ri di sala, banconieri di bar, aiuto cuoco), addetti alla segreteria (1000), operai specializzati su macchine automatiche (690). Quel che si osserva è che mancano sì figure professionali formate ma in non pochi casi si sta parlando di livelli medio bassi per quanto riguarda il titolo di studio, per certi versi un effetto del tessuto produttivo bresciano.
Delle 15 mila entrate previste, infatti, oltre un sesto (2.540) si accontentano della scuola dell’obbligo, con in testa la figura degli addetti ai servizi di pulizia (450). Per gli specializzati e conduttori di impianti e macchine si sta parlando di scuole di formazione professionale.
Più cresce il titolo di studio richiesto, più diminuiscono anche le figure professionali cercate e, non da ultimo, calano anche in alcuni casi le difficoltà di reperimento, ad eccezione appunto dei tecnici della salute. Il titolo di studio elevato non si traduce quindi automaticamente in figura specializzata richiesta, anzi. Dei 15 mila ingressi mensili, quasi il 40% riguarda appunto operai specializzati, una percentuale che è quasi di 10 punti percentuali superiore alla media nazionale e di 12 punti rispetto alla media regionale. Al contrario, tecnici e dirigenti a Brescia rappresentano il 21% degli ingressi, contro una media regionale vicina al 30% e una nazionale che è al 26%.
Brescia è tra le dieci province con più entrate previste a livello nazionale ma non è tra quelle che offrono più opportunità per i giovani under trenta, dove scivola oltre la 25esima posizione. Quel che è certo è che per le imprese trovare manodopera si sta facendo sempre più complicato. Al momento più di uno su quattro sta offrendo maggiore flessibilità sull’orario e sul luogo di lavoro, mentre uno su cinque sta anche pensando di aumentare i salari per trattenere i talenti (anche se non strategici).