«Lamoglie», Subilia porta Gaza in città
«In tutta modestia se il mio libro permette di parlare un po’ in letteratura su questa regione del mondo, e sulla vita di qualche palestinese e la coabitazione fra israeliani e palestinesi è un piccolo contributo alla situazione complessa di questo luogo». Lo afferma Anne- Sophie Subilia, poetessa e scrittrice svizzera e belga, oggi (ore 18,45) ospite di Nuova Libreria Rinascita in via della Posta 7 per presentare il suo «La moglie» (Gabriele Capelli editore), premio svizzero di letteratura nel 2023.
Con lei ci sarà anche la traduttrice del romanzo Carlotta Bernardoni-Jaquinta. «La Moglie» è ambientato a Gaza nel 1974, un anno dopo la guerra del Kippur. Territorio occupato, esercito israeliano nelle strade e prigioni piene. Hamas non esisteva ancora. Protagonista è Piper, moglie di un delegato della Croce Rossa internazionale, che vive una quotidianità solitaria nella casa ai confini della città: il marito è impegnato fino a sera, a volte si assenta per giorni di missione come osservatore nelle prigioni israeliane. Piper non ha molto da fare durante il giorno: conosce il vecchio giardiniere Hadj, incaricato di far fiorire un giardino dove è la sabbia che si infiltra ovunque a farla da padrona; la psichiatra Mona, che ha studiato all’estero e agli occhi di Piper appare più emancipata di lei; Naima, figlia di pescatori che vive in una baracca sulla spiaggia.
Piper fa il possibile per crearsi relazioni e impegni ma soffre per la mancanza di un ruolo, vive con dolore il fatto di essere privilegiata, è frustrata dall’impossibilità di ribellarsi alla violenza dell’occupazione israeliana a cui assiste. Raramente citata per nome, Piper più spesso è semplicemente «la moglie, la donna», il cui matrimonio con Vivian va in crisi. Scritto in modo asciutto, quasi per sequenze fotografiche, il romanzo è una riflessione profonda sull’emancipazione femminile in un contesto che, già nel 1974, appariva claustrofobico.
"Subilia/1 Nel personaggio di Piper molte donne potrebbero riconoscersi: evidenzio l’emancipazione lenta
"Subilia/2 Ambientarla aGaza rende la storia subito politica, mami interessa la quotidianità delle vite
«Scrivere “la moglie” invece di “Piper” mi ha permesso di creare una figura più impersonale in cui molte donne potrebbero riconoscersi – spiega Anne-Sophie Subilia -. Ho voluto evidenziare la lentezza del percorso di emancipazione femminile, oltre al senso di solitudine in terra straniera.
La scelta di ambientare la storia a Gaza la rende immediatamente politica, la prospettiva che più mi interessa è quella della quotidianità delle vite, le relazioni, la ricerca di senso».
Il romanzo si ispira alla figura dei genitori dell’autrice, in particolare ai racconti della madre, al seguito del marito proprio a Gaza nel 1974. Inevitabile il confronto tra la Gaza di allora, già sotto occupazione ma comunque profondamente diversa, e la situazione di guerra attuale.
L’incontro è organizzato con il sostegno di Pro Helvetia, Fondazione svizzera per la cultura e Gabriele Capelli Editore.