Mezzo secolo dalla Strage Otto appuntamenti
Uno squarcio nella piazza dei bresciani e nella storia cittadina, ma anche in quella del territorio nazionale, già lacerato da anni di tensioni sfociate nel cuore delle città d’Italia. Sono trascorsi cinquanta anni dall’uggiosa mattinata della strage di Piazza Loggia, e la città si raccoglie intorno a questa ricorrenza con una serie di iniziative per nutrire una memoria e un passato che non passano. Tra queste, Fondazione Calzari Trebeschi, che trae la propria origine da due dei nomi delle vittime, marito e moglie, di quella tragica mattinata del 1974, avvalendosi della collaborazione del Comune, di Casa della memoria e Fondazione Micheletti, dedica l’intera programmazione dei sempre frequentati Pomeriggi del San Barnaba ad un evento tanto determinante per la storia cittadina, inserito in un determinato contesto storico nazionale, quello della strategia della tensione che coinvolse l’Italia e gli italiani dalla metà degli anni Sessanta alla metà degli anni Settanta.
Con l’intento di ricalcare come ogni anno il modello di «università popolare», il programma prevede la partecipazione di relatori di fama nazionale a presentare le proprie ricerche, con linguaggio accessibile ma rigoroso, perseguendo l’obiettivo di incontrare il pubblico e rendere la conoscenza e consapevolezza storiografica bene comune. Un ciclo di incontri particolarmente sentito e dedicato a La città ferita. A cinquant’anni dalla strage di Piazza della Loggia ( 19742024), strutturato in otto appuntamenti consecutivi di martedì alle 18 presso l’Auditorium San Barnaba, in Corso Magenta 44/A. Le conferenze saranno dedicate alle otto vittime della strage di matrice neofascista che sconvolse la cittadina democristiana, nelle quali, all’inizio di ogni appuntamento verranno tracciati i profili: in un omaggio a Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi Milani, Clementina Calzari Trebeschi, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti, Alberto Trebeschi, Vittorio Zambarda. A partire da oggi si alterneranno otto storici provenienti dalle diverse università italiane per ricostruire lo sfondo nazionale nel quale si formarono istinti eversivi e venti di terrore, con approccio volutamente storico che vuole ricostruire gli elementi più significativi di una stagione appiattita sulle cronache del momento, ma illuminata nel tempo dalle indagini storiografiche. Il primo incontro sarà affidato a Simona Colarizi, che introdurrà il pubblico a L’Italia fra gli anni Sessanta e Settanta, seguita da Mirco Dondi con La strategia della tensione (13.02), Piero Ignazi su La sfida da destra a una democrazia fragile (20.02), Miguel Gotor e l’excursus su Servizi segreti, complotti golpisti e Stato infedele (27.02). Nel mese di marzo il ciclo proseguirà con altre quattro conferenze, la prima La strage di Piazza della Loggia affidata allo storico ed ex sindaco della città Paolo Corsini (05.03), Giovanni de Luna su Movimenti e società civile di fronte alla sfida eversiva (12.03), Angelo Ventrone con Verità storica e verità giudiziaria a confronto (19.03), per poi concludere con Carlo Galli su Democrazia italiana e strategia della tensione (26.03). Ma che Italia era quella che si affacciava alla stagione stragista e di Piazza Loggia? Ricorda Carlo Galli, a lungo professore di Storia delle dottrine politiche dell’Università di Bologna, come: «dall’attentato del ‘69 erano già trascorsi 5 anni che ci avevano abituati a rabbia, amarezza, desolazione, paura e smarrimento, contro un nemico invisibile. Nella democrazia degli anni ‘60 si respirava un clima progressivo, di riforme e fiducia e di redistribuzione della ricchezza. È qui che arrivò la strage di Piazza Fontana e poi in Loggia. La strategia della tensione non è il frutto dell’iniziativa autonoma di singoli, ma della pressione di ambienti stranieri in contatto con spezzoni dei servizi italiani e con manovalanza di estrema destra».