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AClaudio Bragaglio va riconosciuta l’abilità di parlare chiaro. E con sincerità, in quanto sulle pagine bresciane del Corriere ha evidenziato il vero pensiero di una parte importante del Pd: non condividono l’idea della fondazione Campus. Per loro la co-programmazione e coprogettazione sono obiettivi che vanno bene a temi alterni: a volte sì e a volte no. Prevale ancora la convinzione di essere autosufficienti nella capacità di lettura dei bisogni della città, nonché nella capacità di compiere tutte le previsioni e costruire le risposte necessarie in termini di sviluppo urbanistico, dimenticando però che il pubblico è soltanto uno degli attori in gioco. È una visione legittima, però miope e fuori dal tempo e dalla realtà. Il Pd governa la politica urbanistica della città da oltre 10 anni e Brescia è sempre più dismessa, con le aree da recuperare che aumentano anziché diminuire. Senza alcun progetto sovraccomunale in corso, neppure in lontananza, come meriterebbe un’area ormai metropolitana come è l’area vasta di Brescia (penso all’estensione della metropolitana e al parco sovracomunale, per esempio). Non solo. La nostra città vive una crisi abitativa senza precedenti, con prezzi alle stelle, carenza di appartamenti in affitto, impossibilità di accedere per il ceto medio, lavoratori, studenti, ad abitazioni a condizioni economiche ragionevoli, anche per assenza di progetti di welfare abitativo. E quelli che ci sono, sulla carta, non partono o abortiscono anche per negligenza politica (vedi
Tintoretto). Non proprio una politica di centrosinistra. Di fronte a questo scenario reale si prospetta la possibilità di costruire in modo sinergico con le forze economiche della città le basi delle pianificazione futura che l’amministrazione dovrà fare (il Pgt è scaduto e si va avanti a varianti, senza una visione di fondo) consolidando una esperienza positiva in corso da anni (Campus). Una possibilità che non chiede al Comune di abdicare al proprio ruolo perché le scelte urbanistiche continueranno ad essere vagliate ad approvate da Giunta e Consiglio Comunale, come è giusto che sia, ma di ragionare insieme, partendo dalla lettura condivisa di dati e scenari dell’evoluzione del territori, dei mercati, dei fenomeni sociali alla base delle scelte urbanistiche. Rafforzando così la capacità di decisione e la solidità delle scelte che si andranno a compiere nonché, si spera, l’attrattività della città. Fatto non banale, perché alla fine piaccia o meno alla sinistra Pd, gli investimenti e le rigenerazioni le fanno i privati. Cosa c’è di così malvagio in tutto ciò? Nulla, anzi è un percorso giusto che prende atto della complessità delle sfide da affrontare in merito alle quali l’ente locale non ha tutti gli strumenti e competenze necessarie. L’auspicio è che la maggioranza ricomponga, nell’interesse della città, questo ennesimo conflitto ideologico che ha rallentato l’approvazione della statuto della Fondazione Campus, ne colga le potenzialità e le sappia usare al meglio.