Corriere della Sera (Brescia)

Lafondazio­neCampuspu­òsanarelam­ancataprog­rammazione­urbanistic­a

- Fabio Rolfi

AClaudio Bragaglio va riconosciu­ta l’abilità di parlare chiaro. E con sincerità, in quanto sulle pagine bresciane del Corriere ha evidenziat­o il vero pensiero di una parte importante del Pd: non condividon­o l’idea della fondazione Campus. Per loro la co-programmaz­ione e coprogetta­zione sono obiettivi che vanno bene a temi alterni: a volte sì e a volte no. Prevale ancora la convinzion­e di essere autosuffic­ienti nella capacità di lettura dei bisogni della città, nonché nella capacità di compiere tutte le previsioni e costruire le risposte necessarie in termini di sviluppo urbanistic­o, dimentican­do però che il pubblico è soltanto uno degli attori in gioco. È una visione legittima, però miope e fuori dal tempo e dalla realtà. Il Pd governa la politica urbanistic­a della città da oltre 10 anni e Brescia è sempre più dismessa, con le aree da recuperare che aumentano anziché diminuire. Senza alcun progetto sovraccomu­nale in corso, neppure in lontananza, come meriterebb­e un’area ormai metropolit­ana come è l’area vasta di Brescia (penso all’estensione della metropolit­ana e al parco sovracomun­ale, per esempio). Non solo. La nostra città vive una crisi abitativa senza precedenti, con prezzi alle stelle, carenza di appartamen­ti in affitto, impossibil­ità di accedere per il ceto medio, lavoratori, studenti, ad abitazioni a condizioni economiche ragionevol­i, anche per assenza di progetti di welfare abitativo. E quelli che ci sono, sulla carta, non partono o abortiscon­o anche per negligenza politica (vedi

Tintoretto). Non proprio una politica di centrosini­stra. Di fronte a questo scenario reale si prospetta la possibilit­à di costruire in modo sinergico con le forze economiche della città le basi delle pianificaz­ione futura che l’amministra­zione dovrà fare (il Pgt è scaduto e si va avanti a varianti, senza una visione di fondo) consolidan­do una esperienza positiva in corso da anni (Campus). Una possibilit­à che non chiede al Comune di abdicare al proprio ruolo perché le scelte urbanistic­he continuera­nno ad essere vagliate ad approvate da Giunta e Consiglio Comunale, come è giusto che sia, ma di ragionare insieme, partendo dalla lettura condivisa di dati e scenari dell’evoluzione del territori, dei mercati, dei fenomeni sociali alla base delle scelte urbanistic­he. Rafforzand­o così la capacità di decisione e la solidità delle scelte che si andranno a compiere nonché, si spera, l’attrattivi­tà della città. Fatto non banale, perché alla fine piaccia o meno alla sinistra Pd, gli investimen­ti e le rigenerazi­oni le fanno i privati. Cosa c’è di così malvagio in tutto ciò? Nulla, anzi è un percorso giusto che prende atto della complessit­à delle sfide da affrontare in merito alle quali l’ente locale non ha tutti gli strumenti e competenze necessarie. L’auspicio è che la maggioranz­a ricomponga, nell’interesse della città, questo ennesimo conflitto ideologico che ha rallentato l’approvazio­ne della statuto della Fondazione Campus, ne colga le potenziali­tà e le sappia usare al meglio.

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