Una lettura alternativa del pensiero di Toni Negri
Antonio Negri. Costituzione. Impero. Moltitudine. Democrazia. Comunismo (Derive Approdi, 2024). A scriverlo Elia Zaru, bresciano di 35 anni, redattore di Radio Onda d’Urto, assegnista di ricerca all’Università di Bologna e docente a contratto all’Università degli Studi di Milano. Lo presenta oggi (ore 18,30), al centro sociale Magazzino 47 di via Industriale. A dialogare con lui Anna Guerini dell’Università di Bologna. Il libro è una sintesi rigorosa (in sole 80 pagine) del pensiero filosofico di Toni Negri attraverso cinque concetti chiave e delle critiche cui è stato sottoposto.
Negri è morto due mesi fa ed è stato ricordato più come «cattivo maestro» che come filosofo...
«Fuori dall’Italia Negri è studiato e discusso da decenni, è considerato uno dei filosofi marxisti più importanti del mondo. Quando è morto ne hanno scritto e parlato ovunque. La realtà è che in Italia scontiamo ancora un provincialismo estremo e, ancor più, la difficoltà a fare i conti con la storia degli anni settanta».
Quando fu etichettato in questo modo lei non era nemmeno nato. Come mai questa passione?
«La distanza è positiva, permette una lettura critica del suo pensiero. Io ho iniziato a orecchiare il suo nome nei primissimi anni Duemila, erano i tempi di Genova 2001 e dei movimenti. E del suo libro Impero. Poi dieci anni fa ho dedicato la tesi a Toni Negri, diventata un libro, e da allora ho mantenuto l’interesse. Soprattutto mi ha colpito la lettura estremamente fertile della globalizzazione, superando il concetto di imperialismo americano che fino ad allora aveva contraddistinto tanti movimenti marxisti».
Nel libro ne sottolinea anche i limiti.
«La categoria di impero ha il pregio di leggere in maniera diversa il rapporto tra stato e capitale, che è completamente transnazionale. Fu scritto alla fine degli anni novanta, offrendo una lettura diversa rispetto alla fine della storia di Fukuyama o allo scontro culturalista di Huntington. Dopodiché è figlio di quegli anni, ragiona in termini di ordine globale, mentre oggi ci troviamo ad affrontare un disordine globale complessivo».
L’Impero da una parte, la moltitudine dall’altra.
«La moltitudine è un concetto chiave che permette di superare alcuni steccati e di allargare il soggetto della lotta di classe. Una lettura ristretta ed economicista rischia di farci perdere una serie di movimenti che nella società esistono, da quelli delle donne ai migranti fino al lavoro cognitivo immateriale».
Usa categorie che sembrano desuete: lotta di classe, conflitto, marxismo.
«Qualche anno fa Warren Buffet ha detto che negli Stati Uniti si stava combattendo una guerra di classe e che i ricchi la stavano vincendo. Come vede, questi concetti si usano ancora».