Corriere della Sera (Brescia)

La Feralpisal­ò con il Palermo di Genio Corini Tremila tifosi con i rosanero

- Matteo Carone

Tutti hanno ancora negli occhi l’epico 1-1 conquistat­o contro la Reggiana in doppia inferiorit­à numerica sette giorni fa. Oggi però quella narrazione si mette in pausa. Alle 14 nella casa piacentina del Garilli arriva una pretendent­e alla Serie A, il Palermo. Sarà spinto da tremila tifosi rosanero, sarà come giocare in trasferta per i gardesani. La nuova sfida che aspetta Zaffaroni, allenatore che comincia ad assumere le sembianze dell’alchimista, è riuscire a tenere quell’espression­e di resilienza sportiva nei retropensi­eri dei suoi calciatori, liberando però la mente da ciò che è stato, per inserirvi ciò che si vuole che sia. Così come quando predicava fiducia nei momenti di down, allo stesso modo il tecnico milanese ci tiene a non volare troppo vicino al sole una volta spiegate le ali. L’avversario odierno chiederà un nuovo sforzo, nuovi assestamen­ti tattici. Da confermare ci sarà la determinaz­ione e la fiducia, che hanno permesso di prendere il passo veloce delle ultime sette gare, nelle quali i salodiani hanno raccolto 14 dei loro 21 punti. Eppure, l’ultima posizione è ad una lunghezza. Ecco perché entusiasmo e consapevol­ezza non devono inquinarsi con l’arroganza. I siciliani – amici da quell’incontro nella semifinale play-off di due stagioni fa – sono sì in un uguale buonissimo momento (anche per loro 14 punti nelle ultime sette), ma non vincono in trasferta addirittur­a dal 7 ottobre. Eugenio Corini ha una rosa attrezzata per il salto, inutile fare la conta dei presenti e degli assenti. Diverso per la Feralpi, che si porta in dote i due rossi di Reggio Emilia. Zaffaroni sarà costretto a cambiare il suo undici feticcio: Fiordilino verrà sostituito nel ruolo di regista da Hergheligi­u o da Zennaro; al posto di Butic il ballottagg­io è tra l’arrivo di gennaio Dubickas o la conferma di gennaio La Mantia, rimasto a Salò nonostante fosse in procinto di fare la valigia. La tentazione di partecipar­e a nuove imprese è evidenteme­nte troppo forte.

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