Corriere della Sera (Brescia)

Tra le Torbiere e Zone si cerca acqua potabile

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Non è un caso che l’acqua venga chiamata «oro blu». La crisi idrica del 2022-2023 è alle spalle, ma consideran­do l’internsifi­carsi di eventi meteorolog­ici estremi, non è escluso che in futuro si verifichi un altro periodo di siccità. Così Acque Bresciane, in collaboraz­ione con l’Università di Milano, ha avviato un progetto di ricerca di nuove riserve d’acqua potabile nelle Torbiere del Sebino e a Zone. Un progetto triennale dove i tecnici si sono serviti di una barca per raggiunger­e anche zone protette. «A sud del lago d’Iseo - fanno sapere da Acque Bresciane - su un tratto di circa 16 chilometri. è stato condotto anche un progetto dedicato, per eseguire una batimetria il più corretta possibile, cioè definire il profilo dei fondali, dei primi metri del fondo del lago e lo spessore della tavola d’acqua». Mentre nel territorio di Zone grazie a un ricevitore e un trasmettit­ore portatili che vengono indossati come uno zaino da due persone, o trasportat­e su slitta, è possibile acquisire dati durante la marcia da un minimo di 30 metri sottoterra a un massimo di 600 metri. Lo studio è oggetto di un dottorato di ricerca e nel corso delle operazioni viene impiegato uno strumento utilizzato per la prima volta in Italia, il floatem. «Uno strumento - dice Gianfranco Sinatra di Acque Bresciane - che genera un campo elettromag­netico, trasmette onde nel sottosuolo e queste vengono restituite in superficie e registrate dal ricettore. Questo lavoro è stato fatto anche a Zone, un’area in sofferenza idrica, per verificare se ci sono corpi acquiferi che possono essere utili per l’uso civile». ( v.mor.)

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