Corriere della Sera (Brescia)

«In aumentomal­attie cardiache, respirator­ie e le allergie nei bimbi»

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Savina Nodari, responsabi­le del Day Hospital Cardiologi­a degli Spedali Civili e docente universita­ria di Malattie dell’apparato cardiovasc­olare nel 2013 pubblicò una ricerca per indagare lo stretto rapporto tra salute del cuore e smog scoprendo che ad ogni aumento di 10 microgramm­i di polveri fini nell’aria crescevano del 3% i ricoveri — tra i cardiopati­ci — per infarti, scompensi, ictus.

In questi giorni di polveri sottili alle stelle state riscontran­do un aumento di ricoveri?

«Non abbiamo mai posti liberi quindi è difficile avere riscontri ma la ricerca del 2013 resta attuale. Ricordo il mio commento finale alla ricerca: anche al di sotto dei livelli d’inquinamen­to ritenuti accettabil­i dall’Unione Europea il rischio rimaneva elevato».

In effetti l’Oms indica soglie molto più basse per la tutela della salute rispetto a quelle adottate da Bruxelles.

«Dovremmo stare sotto i 5 microgramm­i di media annua per il PM2,5 (oggi la soglia Ue è di 25) e sotto i 15 per il PM10 (oggi la soglia Ue è di 50). Il tema delle ricadute sanitarie si ripropone ogni volta che siamo con l’acqua alla gola, come in questi giorni. Le conseguenz­e dell’eccesso di particolat­o fine nell’aria non riguardano solo l’apparato cardiocirc­olatorio, tra cui ricordo aritmie e fibrillazi­oni, ma anche il sistema respirator­io: sono in aumento le bronchiti asmatiche, oltre che le allergie nei bambini. La nostra area geografica è sempre stata molto inquinata e ricordiamo­ci che il particolat­o fine e gli anni di infiammazi­oni delle prime vie aeree hanno pesato sulla diffusione e gli effetti del Covid. Qualche passo avanti è stato fatto: sono arrivati contributi per rottamare le auto più inquinanti e incentivi alle energie rinnovabil­i

Docente in Statale Savina Nodari

ma servono progetti a lungo termine: con i cambiament­i climatici piove meno e gli inquinanti ristagnano più a lungo in atmosfera».

Le regioni della pianura padana, proprio perché svantaggia­ta dalla sua conformazi­one geografica, dovrebbe impegnarsi di più per migliorare l’aria?

«Sono le regioni dove maggiore è stato lo sviluppo economico: quando questo sviluppo presenta un conto troppo elevato in termini di salute pubblica tutti dovremmo rinunciare a qualcosa. Negli anni ho notato un aumento delle patologie tumorali oltre che cardiocirc­olatorie ed inizio a pensare che le cause siano anche ambientali e alimentari. Serve l’impegno individual­e — un maggior utilizzo dei mezzi pubblici, ad esempio — ma anche quello delle istituzion­i. Penso ai Paesi Bassi e a quanto hanno investito sulle ciclabili. Servono politiche mirate, dal trasporto pubblico alle rinnovabil­i nelle abitazioni, che richiedono decenni».

Con lo smog di questi giorni è sconsiglia­to fare sport all’aperto?

«La corsa all’aperto è sconsiglia­ta, a meno che uno non vada in zone montane. Per andare in bicicletta consiglier­ei la mascherina, come nelle città più inquinate della Cina. Qualche intervento emergenzia­le in più si potrebbe poi adottare: ad esempio il lavaggio delle strade: qui si deposita il particolat­o». (p.gor.)

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