Inmostra fino al 5maggio le opere di Roberto Capucci L'architetto del tessuto alla CasaMuseo Zani
Rosso come l’Impero, la Moda e la passione. La Casa Museo Fondazione Paolo e Carolina Zani propone fino al 5 maggio la mostra «Rosso Impero e Rosso Moda», che in maniera originale accosta una selezione di sculture in raro porfido rosso egizio a nove maestosi abiti-scultura, realizzati nei decenni dal Maestro della moda Roberto Capucci.
Una storia italiana di ricerca e successo, quella del couturier che voleva frequentare Architettura, ma che invece ha vestito note attrici, dive, donne del jet set e dello spettacolo. I suoi abiti sono design puro. «Sono davvero costruzioni dove si può arrivare a vedere un palazzo — ha affermato Enrico Minio Capucci, direttore di Fondazione Capucci che dal 2017 ha trovato la sede definitiva a Villa Manin, Passariano (Udine) —. Le idee di Roberto sono sempre rimaste in piedi, pur folli sembrassero. Mala sua non fu una formazione sartoriale, non sa attaccare un bottone: ai suoi abiti è arrivato attraverso il disegno, il progetto. E di fatto è stato l’architetto del tessuto. I suoi vestiti sono progettati per stare in piedi anche in tre dimensioni. Del resto ai suoi tempi non esistevano
scuole di moda, Capucci ha seguito gli insegnamenti delle Belle Arti».
A proposito di arte, in che modo Casa Museo Zani è uno scenario ideale per gli abiti-scultura di Capucci?
«Storia del costume è Storia dell’arte: un abito, un quadro, una scultura, un mobile, esprimono tutti la stessa fiamma dell’arte, la creatività. Massimiliano Capella ha in tal senso fatto un ottimo lavoro. Di case museo e gallerie ne ho viste tante, in primis a Roma, ma Casa Museo Zani sembra sia ancora vissuta. Dà l’impressione, la reale percezione della presenza dei proprietari: è come se si fosse invitati a cena o per una serata da Paolo Zani. E non c’è un oggetto che sia banale, tra pezzi d’arte e d’alto artigianato».
Nove Gonne è abito tra i più iconici del Novecento. Qual è la sua storia?
« Capucci fu ispirato dal lancio di un sassolino in una fontana di Villa Borghese: nove sovra-gonne riportano il movimento dei cerchi concentrici. Dobbiamo pensare agli anni che erano. Giovanni Battista Giorgini aveva detto ai suoi di non copiare più i francesi: lanciò Capucci perché veniva dalle Belle Arti e portava nuova creatività. Nove Gonne fu perciò visto come qualcosa di diverso: un concept dress, concetto che diventa abito e non viceversa. L’attrice Esther Williams nel 1956 visionò i disegni, Capucci la consigliò. E infine comprò l’abito».