UNPADRE CONIL FIGLIODISABILE «CHE COSASARÀDOPODINOI?»
Regole emulte
I lettori scrivono riguardo il limite dei 30 chilometri all’ora chiedendosi chi lo farà rispettare, mancando il senso civico. Chi fa rispettare il divieto di fumo nelle fermate dei tram, sporchissime tra l’altro di mozziconi, come nei parchi gioco dei bambini, dove oltre al fumo è anche vietato introdurre cani? E sulla nuova ciclabile di corso Sempione, dove sono già state posizionate le indicazioni dei sensi di marcia e i ciclisti la percorrono contromano: a chi spetta il controllo?
Nuovo stadio a San Siro
Viviamo in un tempo in cui quando il Comune decide di fare qualcosa subito sorgono comitati «contro».
Io abito in un quartiere dove per esempio si è protestato per il metrò in via Lorenteggio. C’erano persone abbracciate agli alberi perché venivano abbattuti. Sono sorti comitati in via Montegani, che non volevano si togliesse il pavé per mettere l’asfalto.
Hanno protestato per il cavalcavia in piazza Maggi, dice
Caro Schiavi, il 3 febbraio sono stato premiato con il Panettone d’oro per il mio impegno in difesa degli insufficienti mentali. Ho accettato con uno scopo: fare arrivare a chi ci governa il dolore delle famiglie che hanno un figlio o una figlia con disabilità intellettiva e soprattutto l’angoscia di non sapere dove finiranno quando i familiari non ci saranno più. Non esiste un progetto «dopo di noi» che preveda per gli ultimi il diritto alla propria vita indipendente. AMilano esistono 146 oratori e una decina di comunità, sarebbe importante che anche le parrocchie si facessero carico del problema aiutando l’integrazione con i giovani: ci sono tanti edifici (caserme, scuole) che ormai sono abbandonate e potrebbero essere usate per creare comunità alloggio. Le persone con disabilità mentale occupano l’ultimo posto nella catena umana. Se nei prossimi anni Comune e Regione non impegneranno più risorse per coprire i costi delle rette per i disabili non ci sarà un futuro per loro.
Caro Pedrini, conosco la sua storia di padre che ha riassunto in un libretto a favore dell’Anffas intitolato così: «Sto coi fanalini di coda». È già un titolo di
Se nessuno controlla...
I comitati «contro»
vano che era un ecomostro. Adesso c’è San Siro.
È uno stadio dove il primo anello risale a cento anni fa, il secondo anello risale a 70 anni fa e agli inizi degli anni 80 hanno dovuto mettere dei pilastri d’acciaio perché c’era pericolo di crollo. Per rovinare tutta la baracca hanno costruito il terzo anello dove ci va chi non è mai stato allo stadio. merito. Lei ha passato la vita a battersi per i diritti dei malati mentali e adesso che sua figlia sta per compiere 60 anni smentendo chi le aveva pronosticato una vita senza futuro, si chiede che sarà di loro. È il «dopo di noi» su cui non ci si interroga abbastanza. Finiranno in una Rsa a guardare il soffitto? La legge lascia un vuoto grande come un’ingiustizia: al compimento dei 65 anni le persone classificate con disabilità mentale se sono riuscite a sopravvivere si devono arrangiare, per lo Stato non esistono più, non potranno usufruire di servizi pubblici specifici, non avranno la possibilità di frequentare i centri convenzionati che li tengono agganciati al mondo. Ricordo le sue parole riferita alla figlia con disabilità mentale: «Antonella ha fatto di me una persona diversa. Grazie a lei mi sono misurato con problemi enormi, ho imparato a pensare e lavorare per gli altri e a sentirmi un uomo migliore. Loro sono i migliori cittadini al mondo: non hanno invidia, non hanno rabbia, sono eterni bambini. Per me sono il lievito della società…».
Milano è città generosa: può assistere questi ragazzi, aiutarli a diventare uomini, a non abbandonarli quando restano soli. Qualcosa si sta già muovendo. Le istituzioni la dovrebbero ascoltare. Poi ci sono quelli che non lo vogliono perché crea solo «casini».
Che cosa dovrebbero dire quelli che abitano nelle strade della movida dove ci sono frastuoni tutte le notti?
In tutta Europa si costruiscono impianti nuovi e nessuno protesta. Lascio a chi interessa le conclusioni.
Sicurezza stradale
Un lettore si chiede perché molte macchine viaggino con le sole luci anteriori accese, anche in caso di nebbia o forte pioggia.
Il lettore si riferisce al fatto che da molti anni le automobili di nuova produzione hanno le luci di posizione, ma
Le lettere firmate con nome, cognome e città vanno inviate a «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827703
A luci (posteriori) spente
soltanto le anteriori, collegate all’accensione del motore.
Quindi chi viaggia a fari «spenti» in verità ha comunque i fari anteriori accesi, mentre quelli posteriori vanno attivati manualmente dal guidatore, che può ovviamente dimenticarsene, reputare ciò inutile, anche quando in verità non lo è.