Il centro storico e il destino delle città
Martedì prossimo, alle 18 nella Pinacoteca Tosio Martinengo, Tomaso Montanari, Saverio Lo Martire e Paola Carmignani presentano il libro di Arsenio Frugoni, «Storia della città in Italia» (Morcelliana, pp. 228, con oltre 200 immagini a colori). L’incontro è organizzato da Fondazione Brescia Musei, Fondazione Poliambulanza ed editriceMorcelliana. Dal libro pubblichiamo le pagine finali.
Come risolvere il problema del «centro storico» costituitosi in secoli tanto remoti dalle nostre esigenze di traffico veloce, di vita economica dalla complessissima organizzazione? Una sua efficiente e definitiva trasformazione pare impossibile. Non basta distruggere qualche vecchio isolato, per sostituirlo con altri edifici più funzionali con la sola preoccupazione «di ambientarli» per salvare il decoro urbanistico.
La strada concepita un tempo semplicemente come lo spazio compreso tra due file di case, oggi ha esigenze tutte nuove in rapporto ai mezzi che devono percorrerla (...). Si è pensato ad una urbanistica sotterranea. Non solo una rete stradale, libera così dalla maglia edilizia, potrebbe permettere più rapidi spostamenti nel cuore della città, come oggi a Parigi ad esempio consente il métro, ma molte delle ragioni di congestionamento potrebbero essere così rimosse (...). Non solo: nel sottosuolo potrebbero essere sistemati servizi amministrativi, poste e telegrafi, polizia, pompieri, biblioteche, musei, granre di magazzini, sale per spettacoli ecc. La tecnica moderna non ha più veri ostacoli per poter realizzare tutto questo ed offrire precise condizioni di abitabilità sotterranea e rapidi collegamenti tra superficie e sottosuolo. Ma sarebbe una realizzazione costosissima che richiederebbe anche la rimozione e la sistemazione della rete di servizi che già il sottosuolo custodisce (...). Il nostro lungo viaggio nella storia ci ha dimostrato quale centro propulsore di civiltà sia stata sempre la città, ambiente favorevole per eccellenza all’associazione cooperativistica, ad una continua inventività per la ricerca di una vita sociale protetta dalle fiere, dalle tribù più predatorie, dalla fame, dalle calamità. La città è il preziosissimo patrimonio degli uomini civili. Piccole o grandi che siano, cariche di arte e di storia o più recenti di origine, le nostre città sono l’eredità delle generazioni passate, esprimono lo sforzo dei nostri padri per difendere noi, per farci più sicuri, più ricchi, conservano la traccia del loro gusto, delle loro aspirazioni che, per quotidiana educazione di ambiente, noi finiamo col sentire congeniali. Perciò dobbiamo volerle consegnare ai nostri figli, con la loro antica fisionomia, ma anche nostre, libere dalle umilianti incrostazioni della miseria, fatte più confortevoli e belle da noi, immagine insomma di quello che per i nostri figli noi vorremmo essere nella loro memoria.