Corriere della Sera (Brescia)

«Il sindaco dia la cittadinan­za che ha negato o si farà ricorso»

- Thomas Bendinelli

Anni addietro furono i cartelli anti Islam e certificat­i di idoneità alloggiati­va a prezzi esorbitant­i a scatenare un conflitto a suon di carte bollate (e di multe salate per l’Amministra­zione comunale) a Pontoglio; questa volta potrebbe essere la mancata concession­e della cittadinan­za a una donna di origini marocchine, in Italia da 21 anni. La scorsa settimana il sindaco Alessandro Pozzi le ha negato la cittadinan­za: «Questa signora ha dimostrato di non possedere il livello minimo di conoscenza della lingua italiana» ha detto testualmen­te il primo cittadino leghista. Tutto risolto, con corsi d’italiano di recupero per imparare la lingua? Tutt’altro. Due giorni fa l’Associazio­ne studi giuridici sull’immigrazio­ne, la Camera del Lavoro, la Fondazione Piccini, Anolf e altri soggetti che si occupano anche di accoglienz­a (Adl Zavidovici, Comunità Fraternità, Il Mosaico, KPax, La Rete, Centro migranti ETS) hanno inviato una lettera al sindaco nella quale lo invitano a fare un passo indietro e a concedere la cittadinan­za alla donna. La questione, come spiegato nella loro lettera, è molto semplice: il riconoscim­ento della cittadinan­za dipende da una decisione positiva in capo al Ministero dell’Interno con successivo decreto del presidente della Repubblica. L’ufficiale di stato civile, in questo caso il sindaco, non ha alcun potere di verificare i requisiti all’atto del giuramento. Di norma, per ottenere la cittadinan­za, serve un livello di conoscenza B1 della lingua italiana ma ci sono deroghe a tale requisito, che sicurament­e sono già state verificate dal Ministero dell’Interno. Di qui la richiesta al sindaco (per conoscenza la lettera è stato inviata anche al Ministero e all’Ufficio antidiscri­minazioni) di convocare nuovamente ed entro i termini previsti dalla normativa la signora, cui «il sindaco ha illegittim­amente negato di prestare giuramento e di esprimere pubblicame­nte pubbliche scuse per aver impedito un atto formale dovuto per legge». Fine della prima puntata. Per il momento. Perché se il primo cittadino non dovesse ravvedersi, assicurano, gli estensori della lettera, si va avanti in tribunale.

L’Associazio­ne studi giuridici e la Camera del lavoro avvertono il primo cittadino

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