Stop sfratti e più case Il presidio all’Aler
Traffico che rallenta allo scorgere delle bandiere che chiedono lo stop a sfratti e sgomberi e dei cartelli gialli che reclamano assegnazioni di case popolari. Si alza il coro del centinaio di persone presenti: «Casa, diritti, dignità». Fotografia della protesta di ieri all’esterno di Aler a Brescia promossa da diverse realtà che si battono da anni per il diritto all’abitare (Diritti per tutti, Collettivo Gardesano Autonomo, Onda studentesca e Cs Magazzino47) al quale hanno anche aderito diverse realtà sociali, politiche e sindacali. Il tema è quello dell’emergenza abitativa: come primo punto si chiede all’agenzia di edilizia residenziale regionale di assegnare nel prossimo bando almeno 200 alloggi popolari, quadruplicando quindi l’offerta rispetto al 2023. Pare che Aler sia pronta a metterne a disposizione 226, che si aggiungono ai 257 annunciati dal Comune di Brescia dopo le sistemazioni di quelli inagibili. Il totale fa 483, ovvero 5 volte di più rispetto ai 94 disponibili l’anno scorso. «Un passo in avanti nella direzione giusta, anche se c’è ancora molto lavoro da fare» commenta Umberto Gobbi di «Diritti per tutti» che, dati alla mano, parla di «oltre 400 alloggi, pari al 20% del patrimonio comunale, ancora da sistemare, ai quali vanno aggiunti quelli di Aler alla quale chiediamo di conoscere numeri e cronoprogramma degli interventi». Non solo: all’ Agenzia si chiede anche di intervenire sulle spese condominiali «che in alcuni casi sono esorbitanti, come alle Case del sole di via Milano» e alla Prefettura di ripristinare «il “tavolo sfratti”, nei fatti soppresso». A fianco della protesta alcuni consiglieri comunali di maggioranza come Labaran, Mehmood e Catalano, con quest’ultimo che attacca Aler «gestita da Regione Lombardia con risultati disastrosi» oltre che governo regionale e nazionale «che non attuano adeguate politiche abitative». Alla protesta ha aderito anche la lista studentesca «Studenti per» di UniBs per denunciare i prezzi proibitivi per gli studenti «che hanno fatto entrare Brescia nella top ten nazionale per costi di stanze» e il sindacato di base Cobas, secondo il quale «chi viene a lavorare a Brescia fatica a trovare casa, se non a prezzi impossibili». Per non parlare di chi giunge da altri paesi, come ricorda di Driss Ennya dell’ufficio immigrati Cgil che parla di «discriminazioni nei confronti degli immigrati che cercano casa». Presente anche chi si batte contro la violenza sulle donne, come «Non una di meno», perché «la mancanza di case rientra nel tema della violenza economica, che ostacola la fuoriuscita dalla violenza domestica». Tante facce, un solo problema: quello della casa, che a Brescia manca come non mai.