Cassarà e le foto hard Il consulente del pm chiede una proroga
Serviranno ancora tre settimane, per fare luce sull’inchiesta che vede indagato l’ex fiorettista olimpico originario di Passirano, Andrea Cassarà, con l’accusa di produzione di materiale pedopornografico. E, soprattutto, sui contenuti del suo smartphone. Il consulente incaricato dal pm Ettore Tisato di copiare i file ha chiesto una proroga di venti giorni per completare la relazione (poi toccherà all’esperto nominato dalla difesa analizzare il materiale). La prima svolta del caso era attesa entro Natale, a due mesi dal sequestro. Ma gli accertamenti tecnici tornarono al punto di partenza: inutilizzabile la prima copia forense del suo telefonino. A denunciare lo schermidore è stata una ragazzina di sedici anni, che ai carabinieri, raccontò di aver notato qualcuno che, con un telefonino, «mi stava riprendendo, forse fotografando», sotto la doccia degli spogliatoi femminili del centro San Filippo. Era lo scorso 21 ottobre e la giovane atleta era appena scesa dalla pedana: c’era il Gran Premio giovanissimi di scherma. Scattò l’acquisizione dei filmati: i video delle telecamere installate al San Filippo, nei corridoi e nelle aree di accesso agli spogliatori femminili, ritrarrebbero Cassarà prima entrare, poi dopo poco allontanarsi con andatura trafelata, in orario compatibile con quello indicato dalla ragazzina. Ma «è solo un malinteso. Ho fiducia nella magistratura e sono certo che all’esito delle indagini emergerà che le contestazioni sono tutte infondate» ha dichiarato l’ex campione azzurro lo scorso gennaio in un’intervista al Corriere. (m.rod.)