«Il calo delle nascite si combatte mettendo i dipendenti al centro delle nostre imprese»
La questione demografica è sempre più all’ordine del giorno per le imprese e per il tessuto economico. E troppo spesso problemi ad essa afferenti, come la crisi della natalità, la questione della valorizzazione del capitale umano e lo sviluppo di nuove forme di gestione del lavoro e della conciliazione non sono visti dalle istituzioni come sinergici per poterla risolvere. Sulla scia delle riflessioni sviluppate nel recente convegno «La situazione demografica in Italia: effetti economici e sociali» del Gruppo Brixia del Rotary, Confapi Brescia propone alle istituzioni una presa di posizione comune per gestire tale questione in prospettiva. «Dobbiamo entrare nell’ottica che il problema demografico di oggi non ha a che fare solo con gli allarmanti dati sulla denatalità che, nel 2023, hanno mostrato i risultati peggiori di sempre— commenta Pierluigi Cordua, presidente di Confapi Brescia —. Il tema della denatalità esiste, in Italia, da decenni. E si è innestato in un contesto di mutati rapporti di lavoro, di nuove esigenze sociali e famigliari e di una competizione internazionale tra sistemi-Paese avente al centro la concorrenza per attrarre il capitale umano di maggior valore». E Confapi Brescia «ritiene l’argomento prioritario, in quanto rappresentante del tessuto produttivo di una provincia attenta alla promozione del valore sociale delle imprese come fattore di abilitazione di nuovi rapporti nella produzione e nel mercato». Come gestire la questione demografica? Unendo in un’agenda comune la politica per la natalità con quella per la gestione del capitale umano. «Sebbene gli sforzi per stimolare la natalità siano ben accolti, non costituiscono una soluzione completa— nota Cordua —. Imprese e istituzioni devono concentrarsi sulla gestione ottimale del capitale umano. Fondamentali sono l’attrazione e il mantenimento di individui qualificati in Italia, per contrastare la fuga dei talenti formati nel nostro Paese. Nel breve e medio termine, è cruciale gestire e incrementare i flussi di lavoratori qualificati, nonché fermare l’emigrazione dei giovani italiani altamente istruiti. Senza tali interventi, l’Italia rischia di continuare sulla via del declino non solo in termini di quantità della popolazione, ma anche in quelli di qualità del capitale umano».