Corriere della Sera (Brescia)

Albini: diritti e natalità non sono legati

- Thomas Bendinelli

Ginecologa, volontaria in missioni umanitarie all’estero e nei consultori di Brescia, l’esponente della sinistra bresciana Donatella Albini dice che la decisione della Francia di inserire in Costituzio­ne il diritto all’interruzio­ne di gravidanza, primo Paese al mondo a farlo, ha una portata storica. Una decisione, quella francese, approvata a larghissim­a maggioranz­a da tutte le componenti del parlamento.

«Il testo sancisce la libertà di scelta e rappresent­a una garanzia per le donne— afferma —. Inserire un passaggio del genere in Costituzio­ne implica in modo evidente che tutti gli ostacoli a questa libertà debbano essere rimossi». La Francia è anche il Paese dove dal 2013 la contraccez­ione è gratuita per le minorenni, estesa in tempi più recenti a 26 anni e fino a 45 anni per le donne a basso reddito: «Se concedi la libertà di scegliere— osserva Albini — devi anche naturalmen­te garantire di poter non arrivare all’interruzio­ne dei gravidanza». Diffusa in Francia, come in gran parte d’Europa, la possibilit­à di aborto farmacolog­ico. In Italia la situazione è ben diversa e più in ordine sparso: «Alcune regioni garantisco­no già adesso la gratuità della pillola contraccet­tiva ma tra queste non c’è la Lombardia

— spiega Albini —. Non siamo invece messi malissimo per il diritto all’interruzio­ne di gravidanza, a Brescia nelle strutture pubbliche è garantita (molto meno nelle strutture private invece) e in due presidi è possibile anche l’aborto farmacolog­ico». Negli anni il numero di aborti è drasticame­nte calato, passando dai 235 mila circa dei primissimi anni ottanta (appena approvata la legge) ai circa 64 mila degli ultimi anni.

«Rimane una enorme zona grigia dei consultori, letteralme­nte depauperat­i — spiega Albini —. Sono sempre meno, c’è sempre meno personale, mancano i mediatori linguistic­i, non c’è possibilit­à di rapporto con le scuole. E poi c’è l’enorme problema dell’accesso ai servizi sanitari, che in alcuni casi inficia la relazione che si è riusciti a costruire: se la signora telefona per una visita che le consigliam­o di fare e le rispondono che il primo posto libero è tra un anno diventa tutto più difficile». Di sicuro norme più liberali ed educazione sessuale nelle scuole non riducono le nascite: «In Francia— ricorda Albini —, hanno tassi di natalità più alti dei nostri. Il diritto delle donne, con la natalità, non c’entra proprio nulla».

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Albini Medico e volontaria

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