Albini: diritti e natalità non sono legati
Ginecologa, volontaria in missioni umanitarie all’estero e nei consultori di Brescia, l’esponente della sinistra bresciana Donatella Albini dice che la decisione della Francia di inserire in Costituzione il diritto all’interruzione di gravidanza, primo Paese al mondo a farlo, ha una portata storica. Una decisione, quella francese, approvata a larghissima maggioranza da tutte le componenti del parlamento.
«Il testo sancisce la libertà di scelta e rappresenta una garanzia per le donne— afferma —. Inserire un passaggio del genere in Costituzione implica in modo evidente che tutti gli ostacoli a questa libertà debbano essere rimossi». La Francia è anche il Paese dove dal 2013 la contraccezione è gratuita per le minorenni, estesa in tempi più recenti a 26 anni e fino a 45 anni per le donne a basso reddito: «Se concedi la libertà di scegliere— osserva Albini — devi anche naturalmente garantire di poter non arrivare all’interruzione dei gravidanza». Diffusa in Francia, come in gran parte d’Europa, la possibilità di aborto farmacologico. In Italia la situazione è ben diversa e più in ordine sparso: «Alcune regioni garantiscono già adesso la gratuità della pillola contraccettiva ma tra queste non c’è la Lombardia
— spiega Albini —. Non siamo invece messi malissimo per il diritto all’interruzione di gravidanza, a Brescia nelle strutture pubbliche è garantita (molto meno nelle strutture private invece) e in due presidi è possibile anche l’aborto farmacologico». Negli anni il numero di aborti è drasticamente calato, passando dai 235 mila circa dei primissimi anni ottanta (appena approvata la legge) ai circa 64 mila degli ultimi anni.
«Rimane una enorme zona grigia dei consultori, letteralmente depauperati — spiega Albini —. Sono sempre meno, c’è sempre meno personale, mancano i mediatori linguistici, non c’è possibilità di rapporto con le scuole. E poi c’è l’enorme problema dell’accesso ai servizi sanitari, che in alcuni casi inficia la relazione che si è riusciti a costruire: se la signora telefona per una visita che le consigliamo di fare e le rispondono che il primo posto libero è tra un anno diventa tutto più difficile». Di sicuro norme più liberali ed educazione sessuale nelle scuole non riducono le nascite: «In Francia— ricorda Albini —, hanno tassi di natalità più alti dei nostri. Il diritto delle donne, con la natalità, non c’entra proprio nulla».