Così fa troppomale
IlBresciavaavantieAvellaparaunrigore Poiilpatatrac: pariregalato, rossoebeffa
Il veleno, e la sconfitta, nella coda, quando il Brescia sembrava aver ormai portato a casa un punto dal Tardini. E gli stava pure stretto. Se l’1-1 a Man era stato regalato da un errore difensivo delle rondinelle, il 2-1 di Del Prato a due minuti dalla fine trae origine da un finale convulso, mal gestito dall’arbitro Marinelli. Prima il cartellino rosso, per doppia ammonizione, a Huard che è riuscito ad accumulare due gialli in due minuti: il primo per un fallo di gioco, il secondo per un applauso ironico che il direttore di gara non ha affatto gradito. Poi, il parapiglia seguito allo stacco vincente del difensore crociato, con Bernabé (decisivo il suo ingresso) ad esultare in faccia a Maran, che a quel punto non ci ha visto più. Si è scatenato un parapiglia in campo, frutto della tensione e della rabbia per una partita gettata al vento non solo per colpe proprie. Il punto sarebbe andato bene, anzi benone, sul campo della capolista indiscussa del campionato che non perde al Tardini
dal 18 febbraio 2023. I rimpianti erano già emersi prima dell’episodio finale, perché alle rondinelle sarebbe stato stretto anche il pareggio. C’è il solito autolesionismo della difesa, va detto, ad aver inciso su una gara ben controllata sino all’intervallo: il gol della parità è stato regalato a Man dal Brescia con Bertagnoli (retropassaggio con una palla calciata troppo forte, sul terreno bagnato) e Papetti (tocco con l’esterno insensato e troppo morbido, con l’avversario in pressione) entrambi colpevoli di una frittata andata a guastare anche il miracolo di Avella, che al 41’ aveva ipnotizzato dal dischetto Benedyczak, infallibile sin qui in stagione con sei centri su sei. Prima, il gol al 16’ di Jallow: lo svedese aveva portato avanti le rondinelle dopo che un destro di Bianchi era stato deviato da Osorio rallentandone la potenza.
Ha colpito la personalità della squadra di Maran, il quale aveva scelto in avvio di confermare lo stesso undici vincente con il Palermo (Cistana, pur recuperato, è rimasto in panchina) salvo poi dover cambiare assetto già al 20’ a causa dell’infortunio di Paghera. Il centrocampo era il reparto nel quale bisognava intervenire a gennaio, le alternative sono ristrette, ma ormai è inutile rimuginare: l’ingresso di Bertagnoli è stato tuttavia negativo, dato che - prima del pasticcio già menzionato - l’ex Chievo aveva causato nel primo tempo un calcio di rigore segnalato dal Var all’arbitro Marinelli. Nel contrasto tra il bresciano e Mihaila, il direttore di gara aveva visto un fallo a favore delle rondinelle, invertito invece dopo aver valutato le immagini. Detto del pareggio, poco positivi gli ingressi - oltre allo sciagurato Huard, con Bjarnason e Van de Looi il centrocampo ha perso peso - di una panchina troppo magra per poter incidere: eppure, contro un Parma non trascendentale, con un minimo di fosforo solo dopo l’ingresso di Bernabé, la palla buona per vincere era stata ancora del Brescia, quando una rovesciata di Borrelli alla mezz’ora della ripresa aveva sfiorato il palo. Poi, il finale drammatico che peserà più sulla testa che sulla classifica. Resta la prestazione, con alcuni singoli su tutti: Dickmann, Bisoli e Adorni (pur anticipato da Del Prato nell’episodio clou) sono i leader di una squadra che ha nove partite davanti per guadagnarsi un accesso ai play off che sta meritando.
I due episodi clou
Avanti all’intervallo, la squadra di Maran «tradita» da Papetti e da Huard, espulso