CHEFREAK! Oras fila Gaultier
Danza, moda, circo: lo stilista porta in scena sé stesso e con lo «spettacolo totale» invade gliArcimboldi
Fantasmagorico Jean Paul Gaultier. La joie de vivre danza nel suo effervescente « Fa shi on F r e a k Show», immaginario caleidoscopico tra moda, danza, disco e trasgressione, creato e diretto dallo stesso stilista francese (con la regia associata di Tonie Marshall), approdato felicemente al Teatro Arcimboldi dove resterà in scena fino al 24 marzo nella nuova produzione italiana che ha un cuore milanese in Daniele Luppino (suo, il successo del musical italiano «Priscilla») e che, dopo Milano, debutterà al Coliseum di Barcellona.
Un punto d’orgoglio in più per questo anomalo show nato nell’era pre-covid alle Foliès Bergere di Parigi, storico locale del music-hall da cui arriva uno scintillio peccaminoso virato qui in un’estetica queer, lanciata in passerella da Gaultier quando ancora l’aggettivo non era inflazionato. Lo stilista settantunenne— in platea alla «prima» milanese al centro di un eccentrico parterre con statuarimodelli più omeno «en travesti» — si èmesso in scena letteralmente in un’ora e mezza di spettacolo, rendendo manifesta la vena teatrale che lo anima fin da bambino, ossessionato da orsacchiotti pelosi (cui applicava il reggiseno conico poi indossato da Madonna), da infermiere in corsetto sexy e muscolosi marinai in gonna. Ne è nato un «bio-pic-show» che ricostruisce la vita del couturier intessuta di video in cui recitano dive del cinema: dallamusa di Almodóvar Rossy De Palma, nei panni della castrante maestra di scuola, a Catherine Deneuve, fine dicitrice dei comandamenti estetici di Gaultier.
Folgorato a tredici anni da «Falbalas» (fronzoli, in francese), pellicola romanticathriller di Jacques Becker del 1945 che narra la storia di uno stilista tra bulimia creativa e fragilità emotiva, Gaultier ha elevato i fronzoli (gli abiti-costumi del suo archivio) a fashion show, privilegiando però, come modalità espressiva, la danza (con coreografia di Marion Motin), genere che pure Yves Saint Laurent elogiava come «spettacolo totale della nostra epoca». Qui il cast di danzatori, cantanti e artisti circensi, è extra-ordinario in tutti i sensi, selezionato permetà dalla produzione originale parigina, permetà da un’audizione mirata a Londra. Scandito in quadri optical o coloratissimi, ritmati da un ledwall che si apre e chiude sul fondo del palcoscenico, ecco sfilare l’inarrestabile ascesa del talentuoso
In sala J.P. Gaultier a Milano (Ansa)
Jean Paul, enfant terrible nel firmamento della moda, il suo grande amore per Francis, la prima stroncatura per «manifesta volgarità» da parte della temuta direttrice di «Vogue America» Anne Wintour (evocata con caschetto e occhialoni scuri davanti alla scritta «Fashion Police»), gli eccessi sessuali degli anni Ottanta, la scoperta dell’Aids del compagno che ne morirà innescando nello stilista l’impegno civile per la lotta alla malattia, la risalita dolorosa aiutato dalle star della musica e del cinema. Su una colonna sonora che è un invito ammiccante alla danza più sfrenata (da «Just Dance» a «Light My Fire» a «Kiss»), Gaultier accende la festa in un elogio liberatorio della bellezza. Anzi, delle diverse bellezze. Le Freak c’est chic.