Corriere della Sera (Brescia)

Ilprimoita­liano campionede­lmondo «Sulloskate­board vadoa100al­l’ora»

Il brianzolo Barbizzi: il titolo vale 1.500 euro

- Di Giusy Taglia

Arriva da Limbiate, in Br ianza, i l nuovo campione del mondo di skateboard, categoria downhill. Stefano Barbizzi sulla tavola da skate è capace di raggiunger­e i 110 chilometri orari. Trentaquat­tro anni da compiere a maggio, il neocampion­e iridato ha sbaragliat­o tutti gli avversari nella gara dei Campionati del mondo di skate ospitati nelle Filippine. Un titolo storico, il primo in assoluto vinto dall’Italia. E il primo a non crederci è proprio lo stesso Barbizzi. «Un successo desiderato da tutta la vita, un sogno che si avvera. E per il quale avevo deciso di allenarmi, mettendo tutto me stesso, anche se non pensavo di poter arrivare a vincere un titolo mondiale».

Come è nata la passione per lo skateboard?

« Mi sono appassiona­to grazie a mio zio Michele che ha anche un negozio di skate. Ho iniziato con lui a usare la tavola, poi ho conosciuto la categoria del downhill, un mondo più di nicchia rispetto a quello dello skateboard tradiziona­le. Si procede ad alta, altissima velocità su percorsi urbani. Dal 2000 ha vissuto un vero boom. Pratico il downhill, ormai dal 2012, mi sono appassiona­to e ho iniziato ad allenarmi in questa categoria. Avevo 21 anni ora vado per i 34».

Ai Mondiali suoi avversari erano più giovani?

«Tutti più giovani. Diciamo

che io sono un “fuori quota”, la maggior parte dei partecipan­ti al World Skate aveva meno di 25 anni, ma non credo di essere stato penalizzat­o per questo, anzi. Con l’età ho imparato a curare di più la disciplina, l’allenament­o fisico e anche l’alimentazi­one. Tutto concorre al raggiungim­ento di un risultato, come in qualsiasi altro sport e questo è uno sport a tutti gli effetti. Mi spiace molto che non sia disciplina olimpica come altre specialità rotellisti­che nella cui federazion­e, la Fisr, rientra lo skatebord

e anche il downhill».

Il suo palmares?

«Nel 2014 mi sono classifica­to terzo ai Campionati del Mondo che quell’anno si disputavan­o a Padova; ho vinto anche tre Campionati italiani nel 2018, 2021 e 2023. Nel 2017 ho subito anche un grave infortunio da quale, per fortuna, sono riuscito a riprenderm­i, ma che per un periodo ha fermato l’atttività agonistica»

Dove s i a l l ena pe r il downhill?

«Le prime prove le ho fatte a Milano, al Monte Stella, sulla collinetta di San Siro. Non esistono strutture dedicate, ci si allena all’aperto, in strada. Mi sposto, viaggio. Durante la settimana mi alleno in palestra, nei weekend, invece in strada. Per questo devo ringraziar­e mia moglie Cristina perché mi ha sempre sostenuto in questa passione».

Tanti sacrifici, ma si può vivere di questo?

« Purtroppo no. È la mia passione, ma non il mio lavoro. Con i miei genitori abbiamo un’azienda a conduzione famigliare: facciamo ricami per la personaliz­zazione di capi di vario genere. Per quest’ultimo Mondiale il budget era di diecimila euro, da suddivider­e tra i vari piazzament­i. Il primo premio sono stati 1.500 euro. Non nascondo che mi piacerebbe ci fosse un po’ più di attenzione per questo sport».

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