Finchimica rassicura: «Inquinanti circoscritti alla faldina, si procede con il piano di bonifica»
Per Finchimica a Manerbio «Non vi è alcuna emergenza legata alle acque sotterranee utilizzate nel territorio» perché gli inquinanti trovati da Arpa il 20 dicembre nei piezometri esterni allo stabilimento riguardano «una faldina superficiale che arriva a 6 metri di profondità e che ha una bassissima portata d’acqua». E ancora: «Nell’area sottostante il sito produttivo è presente un potente strato di argilla naturale, per sua natura impermeabile, a tutela delle risorse idriche pregiate». Nonostante Finchimica definisca i dati diffusi (da Arpa) «non definitivi e non esaurienti», conferma che sta proseguendo «il piano di caratterizzazione e di verifica funzionale alla bonifica» e che «è già oggetto di studio l’implementazione di una specifica barriera idraulica di protezione della faldina superficiale sospesa, da realizzarsi comunque e indipendentemente dai risultati definitivi delle analisi». Finchimica aggiunge che «già a una distanza di soli 110 metri dai confini dello stabilimento (piezometro P38) non si rileva alcun superamento dei limiti di sostanze riconducibili a Finchimica», mentre il «modestissimo» superamento di tetracloroetilene del piezometro P39 «non è in alcun modo attribuibile a Finchimica». E il 4-clorobenzotrifluoruro che nel piezometro 40 arriva a 360 microgrammi al litro, 17 volte i limiti posti dall’Istituto Superiore di Sanità? Probabile sia il dato per il quale Finchimica ammette «anomalie» e per il quale «ha già progettato un’integrazione della rete di controllo, che sarà oggetto delle valutazioni di Arpa. Tali anomalie possono essere influenzate da quelli che in ambito scientifico si denominano “meccanismi di trasporto”». (p.gor.)