Assistenza anziani: vari livelli, Rsa è l’ultimo passaggio
La presa in carico degli anziani sarà graduale e garantirà a ciascuno la massima autonomia possibile. Il Comune di Brescia prolunga fino al 2028 la sperimentazione delle Comunità residenziali per anziani, ossia delle strutture con una dimensione contenuta (dai 13 ai 24 posti letto) in grado di ospitare over 65 con moderate compromissioni.
La sperimentazione è stata avviata nel 2010 e riguarda quattro strutture: tre in città (San Giuseppe, Myosotis, Villa Arvedi) e una a Desenzano del Garda (Villa De Asmundis). Tutte queste realtà «ospitano complessivamente 85 persone e garantiscono l’equilibrio tra la sostenibilità economica e la necessità di favorire le relazioni tra le persone» dichiara l’assessore ai servizi sociali, Marco Fenaroli. Villa De Asmundis a Desenzano e Villa Arvedi in via Zappa sono gestite da Fondazione Brescia Solidale Onlus di Brescia, San Giuseppe in via Manara da San Giuseppe Fiumicello Scs Onlus e Myosotis Scs Onlus per quella in via Collebeato.
L’amministrazione comunale auspica che possa estendersi la rete delle residenze a bassa intensità assistenziale (da 5 a 12 over65). «Speriamo si realizzi un aumento dei posti nelle CASA (Comunità Alloggio Sociale Anziani, ndr) altrimenti l’alto numero di domande che ci aspettiamo tra qualche anno potrebbe non essere sostenibile» afferma Massimo Molgora, redi sponsabile servizi sociali.
Ma per l’assistenza degli anziani potrebbero esserci nuovi strumenti. La Loggia deve realizzare alcuni programmi PNRR «riguardo le dimissioni protette stiamo sviluppando con Croce Bianca le tecnologie del telesoccorso per il monitoraggio domiciliare delle persone che vivono sole o con un caregiver lontano» spiega Molgora.
Quindi nella città del futuro la piramide dei servizi cittadini andrà estendendosi: per le persone con lievi difficoltà ci sarà il monitoraggio con il telesoccorso, per chi ha problematiche più marcate ci sarà l’appartamento protetto, per chi avrà un grado un po’ più serio i CRA e CASA. Infine il ricovero in RSA (residenza sanitaria assistenziale) per i casi ormai compromessi, l’obiettivo del comune è «che sia soltanto per la fase finale. Vogliamo garantire fino alla fine la convivenza in un ambiente di relazioni» conclude Molgora.
Dunque un sistema bresciano sempre più solido anche se non mancano le critiche della Loggia alla gestione di Regione Lombardia poiché «non copre tutta la quota sanitaria della retta ma questa problematica è ormai permanente» sottolinea Fenaroli.