«Uccido prima te e poime», condannato a 6 anni
Per lapmMarzia Aliatis dalle parole della parte offesa «è trapelata tutta l’espasperazione, il dolore accumulato in anni di violenze: fisiche e verbali». Un racconto senza contraddizioni o lacune da cui emergerebbero «condotte particolarmente violente e a tratti inquietanti» dell’allora marito: «Si pensi anche solo a quella nottata trascorsa con la minaccia di un’arma da sparo a fianco del letto, dopo aver subito violenze». Condotte a tratti intimidatorie, «non solo per le minacce esplicite e gravissime, ma per un costante atteggiamento che l’ha portata ahimè anche ad accettare di rientrare nell’abitazione familiare sotto minaccia di ripercussioni per il fratello, per lei grande riferimento» in questo senso. Per l’avvocato difensore Oscar Bresciani, invece, «mancano i presupposti per contestare i maltrattamenti» che devono essere abituali e continuativi, e la presunta vittima restituirebbe, ora, versioni «esagerate rispetto alle precedenti» e, soprattutto, «non riscontrate: in chat, che rivelano rancore reciproco, o nelle fotografie prodotte. Perché non ci sono mai state aggressioni costanti da parte dell’imputato». A dibattimento è finito un cittadino indiano di 32 anni, cresciuto qui e perfettamente integrato, coma la ormai ex moglie, già dipendente del Consolato
indiano a Milano, che oggi gestisce nel bresciano un ufficio per le pratiche di immigrazione. All’esito del procedimento celebrato con il rito abbreviato collegio (presidente Mauroernesto Macca) l’ha condannato a 6 anni — la pm ne aveva chiesti otto — a vario titolo per maltrattamenti, lesioni, minacce, violenza sessuale, aggravate dal fatto di essere state commesse davanti alla figlioletta (che oggi ha poco più di due anni) o sotto minaccia di una pistola. Riconosciute le attenuanti generiche, equivalenti alle aggravanti.
Stando alle imputazioni la ex compagna (sposata nel 2019 solo con cerimonia religiosa) avrebbe sistematicamente subito percosse e minacce: «Prima uccido te, poi uccido me stesso» le avrebbe detto il marito, per esempio, nell’ottobre 2022 durante un litigio. Ancora, «tuo fratello oggi non tornerà al lavoro». L’arresto era scattato il 19 luglio scorso, quando l’imputato l’avrebbe minacciata puntandole un’arma (in casa e fuori, in auto), poi strattonata e spinta mentre teneva in braccio la bimba, che accidentalmente si fece male, per fortuna in modo lieve.
L’avrebbe colpita con pugni e schiaffi, anche in gravidanza, o chiusa dentro casa. Una prevaricazione, per il pm, «che emerge ancora oggi» dalla difesa dello stesso imputato, «tesa non solo a sminuire e smentire il portato dichiarativo della persona offesa, ma anche in un qualche modo, sospettarne la natura calunniosa». A lei— assistita dall’avvocato Francesco Pistoia — e alla bimba, una provvisionale di 5 mila euro ciascuna di risarcimento danni, da quantificare poi in sede civile.