Anarchiciprovanoafermareilrimpatrio Mal’uomoda «salvare» eraaBologna
Quattromilitanti inprotestaall’aeroportodiMalpensa. S’indagasull’ipotesidiuninformatore interno
Gli attivisti anarchici avevano un «informatore» nello scalo che li ha guidati verso il percorso più veloce per fare irruzione nel piazzale degli aerei a Malpensa? È una delle domande che si pongono in Polaria, la polizia di frontiera. Intanto più passano le ore più la protesta organizzata il pomeriggio— per bloccare il volo di espulsione di un cittadino marocchino — assume contorni quasi grotteschi.
I quattro responsabili hanno sbagliato non soltanto aereo, ma anche aeroporto di partenza. L’uomo per il quale si erano presentati non si trovava a Malpensa, ma era stato portato a Bologna e da lì rimpatriato in Marocco. Nell’impianto lombardo c’era sì un Boeing 737 di Royal Air Maroc — con destinazione Casablanca, volo AT951 — con un individuo che aveva ricevuto un ordine di espulsione dal questore di Bergamo. Ma non era il «loro» uomo.
Gli anarchici fermati mercoledì pomeriggio — che appartengono alla rete «No Cpr» che contesta il sistema delle espulsioni — sono stati arrestati con le accuse di resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio e attentato alla sicurezza dei trasporti. Due si trovano nel carcere di Busto Arsizio e due nel carcere di San Vittore.
Il cittadino marocchino di cui volevano impedire la partenza— che era stato arrestato a Bergamo e poi trattenuto nel Cpr di Gradisca di Isonzo, in provincia di Gorizia — era in realtà già decollato dall’aeroporto del capoluogo dell’Emilia-Romagna.
A quanto risulta sembra si trattasse dello stesso individuo per il quale si erano verificati tafferugli a Torino: a febbraio un gruppo di anarchici aveva assaltato una volante della polizia piemontese per liberare un 31enne marocchino in quel momento detenuto dagli agenti. Sul giovane pendono tredici sentenze di condanna: di queste nove passate in giudicato per vari reati.
Ma cos’è successo mercoledì pomeriggio? Il gruppo di anarchici, raccontano i testimoni e gli addetti dello scalo, aveva già iniziato a protestare all’interno del Terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa, a ridosso dei filtri di sicurezza che portano alla cosiddetta area «sterile» e quindi agli imbarchi.
Subito dopo la sicurezza di Sea — la società che gestisce lo scalo— ha allertato la polizia di frontiera (Polaria), non avendo la competenza sulla materia. Visti gli agenti i quattro si sono messi a correre— per non essere fermati— tra i banconi dove si effettua il check-in.
È lì, tra la fila 17 e 18 — secondo le testimonianze — che gli anarchici hanno «forzato» una porta allarmata correndo sin sul piazzale inseguiti dagli agenti. Più precisamente quella era un’uscita di emergenza che per ovvie ragioni non può restare sigillata. Su questo punto si prova a fare chiarezza per capire se i quattro erano stati avvisati da qualcuno — che lavora dentro l’aeroporto e conosce le «vie di fuga» — o la loro è stata una semplice fortuna che li ha portati ad arrivare a pochi metri dall’aereo che si stava preparando a raggiungere la pista di decollo?
I file del sistema di videosorveglianza del terminal dello scalo potrebbero in questo senso aiutare a chiarire la dinamica e, soprattutto, se c’è stata una organizzazione dell’azione o meno.
Una volta arrivati nella zona «airside», dove si trovano i parcheggi dei velivoli, gli addetti di rampa — come testimoniano anche le immagini girate dai passeggeri con i telefonini — sono riusciti a bloccare gli anarchici prima che riuscissero a salire sull’aereo. A quel punto i poliziotti li hanno fermati e portati negli uffici della Polaria per l’identificazione e il fermo.
E il volo Royal Air Maroc che era stato «fermato»? Doveva decollare, come da piano, alle 17.05. Alla fine il Boeing 737 è riuscito a lasciare la pista di Malpensa alle 18.26, quasi un’ora e mezza dopo.