Laoculistaeilrevengeporn: chiestequattrocondanne «Videohotdiffusiovunque»
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Ieri, in aula, è stato il momento delle richieste di pena e delle arringhe dei difensori nel processo in cui è culminata la vicenda di (presunto) revenge porn ai danni di una quarantenne bresciana, medico oculista, i cui video hard avevano avuto «una diffusione mondiale», come aveva evidenziato il legale della donna. Diversi gli indagati, tutti accusati, a vario titolo, di aver fatto girare immagini spinte che la professionista aveva inviato all’ex amante, ma anche ad altre persone, come risultato dall’analisi della copia forense. Per i cinque imputati a dibattimento (altri tre avevano già patteggiato o erano stati prosciolti dalle accuse) il procuratore aggiunto Nicola Serianni ha chiesto 4 condanne — con pene variabili dai 2 anni agli 8 mesi di reclusione e 23 mila euro complessivi di ammenda— e un’assoluzione. Ricordando quella «marea montante» di offese e diffamazione che ha travolto la donna, la pubblica accusa ha sottolineato in più passaggi la volontà di arrecare un danno all’immagine della dottoressa, attraverso la condivisione, corredata di un «atteggiamento irrisorio e di godimento» nel vederla sulla bocca di tutti. Un quadro ricostruito ritenendo attendibili i racconti della professionista. «E’ credibile per motivi di ordine logico, in mancanza di aspetti documentali», ha sottolineato l’accusa, ritenendo possibile che l’esito negativo della ricerca di file nel telefonino dell’ex amante possa essere dovuto a una sovrascrittura dei dati.
«Poco per arrivare a stabilire una responsabilità» ha sottolineato l’avvocato Ennio Buffoli, legale dell’ex amante per il quale ha chiesto l’assoluzione. L’ex è il principale accusato della diffusione di quei video intimi che la donna gli aveva mandato, durante la loro relazione. « Le verifiche della Polizia postale e il successivo accertamento compiuto dal consulente nominato dal tribunale, su sollecitazione della Procura, non solo evidenziano che non c’è stata condivisione di quei video, ma non risultano nemmeno cancellazioni». Nemmeno di quel video, in cui la donna portava un indumento rosso, che lei ha sempre detto di aver mandato solo all’ex.
E’ emerso, durante il processo che quel video fosse arrivato anche ad un altro uomo, sentito come testimone. E ad un certo punto l’ex, che aveva avviato un’altra relazione, aveva chiesto che la donna smettesse di mandargli quelle immagini. Richiesta cui la dottoressa aveva risposto con la minaccia di bruciargli l’auto e l’azienda. Dal telefonino dell’ex risultano partite foto hard di una donna che, però, non è identificabile. La perizia eseguita sul cellulare della donna, invece ha evidenziato, come lei stessa abbia diffuso ad altre persone le immagini, innescando una diffusione virale. «Ma non penso sia stato lui» aveva scritto la donna a un amico, riferendosi all’ex, confidandogli di aver sporto denuncia. Gli altri imputati hanno rilanciato (qualcuno ha subito cancellato) i video, ricevuti in un vortice di inoltri che è passato anche attraverso centinaia di chat di professionisti,
I video a luci rosse sono finiti anche tra professionisti e tifosi di calcio emiliani
sportivi, e pure di tifosi di calcio emiliani. «Alle cene gli uomini ne parlavano spesso», aveva riferito una testimone. Ma, hanno fatto presente i difensori degli altri imputati, a nome dei quali hann o fatto richiesta di assoluzione,«la reputazione era già compromessa» perché «quelle immagini giravano già da un paio di anni prima anche su alcuni siti pornografici » . Sentenza attesa il 15 maggio.